Veneto

Uccide la moglie e si suicida, dolore per la morte della figlia

In una lettera l'uomo novantenne spiega al cognato il suo gesto

Redazione Ansa

 Dietro l'omicidio-suicidio di una coppia trevigiana di anziani c'è un dolore, mai sopito, per la morte, per un male incurabile, dell'unica figlia nel 2020. E ciò emerge dallo scritto che Giancarlo Gaio, 90 anni, ha lasciato sopra il tavolo della cucina, poco prima che uccidesse la moglie, Cesira Blanchet, 82 anni, a colpi di pistola prima di usare la stessa arma contro se stesso.

Il dramma ha coinvolto Colmaggiore di Sopra, una frazione di Tarzo (Treviso), un piccolo borgo dove vivono una decina di persone. Nessuno tra i vicini ha sentito gli spari: a trovare i cadaveri è stato il genero della coppia che, alle 6.30, era andato nella casa per accompagnare il 90enne in ospedale dove era programmata una visita. I carabinieri del Nucleo Informativo di Treviso, con il colonnello Stefano Mazzanti, hanno trovato la casa in ordine, scoprendo i due cadaveri nella camera da letto.

La donna, in pigiama, distesa sul materasso e con una ferita alla testa, il marito sul pavimento, dal lato opposto, vestito come si apprestasse ad uscire. Sparsi a terra quattro bossoli, ma non è stato ancora accertato quanti colpi sono stati quelli che hanno messo fine alla vita di entrambi i coniugi. Lo dovrà stabilire l'anatomopatologo Alberto Furlanetto nell'autopsia già disposta dalla pm Gabriella Cama.

"Pur continuando con gli approfondimenti - ha detto il colonnello Mazzanti - al momento l'ipotesi più realistica è quella di un omicidio-suicidio": Giancarlo Gaio, dopo aver lasciato lo scritto col quale giustificava il gesto e disposto le sue ultime volontà al genero, ha preso la pistola, una 9x21 Bernardelli, e ha sparato contro la moglie, poi si è seduto sul bordo del letto e ha premuto di nuovo il grilletto contro di se', scivolando infine, esanime, sul pavimento.

Dai primi accertamenti si ritiene che il fatto possa essere avvenuto poco dopo l'alba di oggi. La pistola, come hanno accertato i militari dell'Arma, era regolarmente detenuta per uso sportivo. In casa l'uomo aveva altre armi, pare, tutte da collezione e quindi disattivate. Sembra che il 90enne non si fosse mai confidato o avesse esternato ad amici o parenti la sua fragilità psicologica in seguito alla morte della figlia, rimuginando il dolore che l'aveva profondamente minato nell'anima.
   

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