(ANSA) - VENEZIA, 06 NOV - Il Tribunale dei Minori di Venezia
ha accolto, dando così il via libera, all'adozione di una
bambina da parte di due donne che ora notificheranno l'atto
all'ufficio anagrafe del comune di Silea (Treviso) dove la
coppia vive. La piccola, che ha un anno e mezzo è nata
all'ospedale di Treviso in seguito alla procreazione assistita a
cui si è sottoposta a Copenaghen la madre biologica della
coppia. Le due donne sono unite civilmente dal 2018 proprio nel
comune trevigiano dove vivono e che ha accolto l'arrivo della
nuova residente pubblicandolo con messaggi elettronici sui
pannelli comunali. "In questa maratona a ostacoli - ha scritto
su Facebook una delle due mamme - continuiamo a chiedere a gran
voce i nostri diritti e doveri negati. Per il bene di nostra
figlia, perchè noi esistiamo". Le fa eco l'avvocato Valentina
Pizzol che segue le due mamme: "l'unica scappatoia, accolta da
un diverso Comune veneto per un'altra coppia di mamme, è di
richiedere per la piccola la carta d'identità cartacea, in cui
si può ancora inserire il nome di un genitore o chi ne fa le
veci. Il problema - aggiunge - è che ormai viene concessa solo
per motivi urgenti ed eccezionali. L'alternativa è di presentare
ricorso contro il decreto Salvini, iter seguito da due madri di
Roma, alle quali lo scorso 24 febbraio la Corte d'Appello della
capitale ha dato ragione, consentendo loro di firmare come
genitore 1 e 2. Ma è un percorso che si aggiunge alle lungaggini
burocratiche già responsabili di un limbo discriminatorio
penalizzante per i minori". "Avere nostra figlia - sottolinea
una delle mamme - è stata una scelta consapevole, non casuale,
ci abbiamo pensato su un anno, non meritiamo questo calvario".
Per Pizzol la sentenza, che consente alla partner non biologica
di diventare madre, "nonostante l'esito positivo, nella pratica
incontra degli ostacoli nel momento in cui dovrà essere
rilasciata la carta d'identità digitale della bambina, Il
'decreto Salvini', infatti, prevede che in tale documento ci sia
la dicitura 'padre' e così l'intestataria troverebbe associato
ad esso un nome femminile". Da qui, conclude Pizzol, la ragione
dello "sfogo" sui social della madre dopo un'attesa per la
sentenza di adozione durata così a lungo. Da parte sua, il
sindaco di Silea, Rossella Cendron, ricorda di avere suggerito
alle concittadine di preferire la via dell'adozione, anziché
quella della richiesta di un formale atto di nascita, dato che
il Comune non ha dimensioni tali da potersi dotare di uno studio
legale proprio e strutturato. (ANSA).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it