(ANSA) - VENEZIA, 22 NOV - Il Ghetto di Venezia ospita la
prima retrospettiva delle opere di Norman Raeben, artista ebreo
ucraino-americano, maestro di Bob Dylan.
Nato nel 1901, era figlio di Sholem Aleichem (alias Shalom
Rabinovitz), padre della moderna narrativa yiddish.
Quaranta opere di Raeben, esposte in uno spazio diffuso,
propongono un itinerario ideale nei luoghi della sua pittura e
dei suoi viaggi - Parigi, New York, Venezia, Provincetown -
riscostruendo, assieme, la sua evoluzione artistica e la sua
influenza su numerosi artisti americani, intellettuali ebrei
immigrati di cultura yiddish. E di artisti e intellettuali ebrei
newyorkesi sono i suoi ritratti - Sholem Aleichem, Mary Adler,
Pearl Pearson Adler, Luba Harrington, Miriam Kressyn, Bob
Haggart, Paul Musikonsky, Bob Dylan, Seymour Osborne, e Stella
Adler, che con il Group Theater rivoluzionò la storia del cinema
e del teatro americani del Novecento.
L'ultima tappa del percorso porta nell'atelier dell'artista,
che dal 1946 si dedicò all'insegnamento all'undicesimo piano
della Carnegie Hall. A esporre le teorie artistiche di Raeben è
la sua stessa voce attraverso materiali e video di lezione. Fra
i lavori di studio di Raeben e dei suoi allievi, figura anche un
quadro attribuito al poliedrico Bob Dylan.
Proprio a partire dalle dichiarazioni di Bob Dylan, si è potuto
ricostruire l'itinerario artistico di Raeben fra America e
Parigi, dove aveva conosciuto Chagall, Soutine, Matisse,
Bissière.
"Le ragioni che fecero di Raeben un punto di riferimento per
gli ambienti ebraico-newyorchesi - spiega Fabio Fantuzzi, Marie
Skłodowska-Curie fellow all'Università Ca' Foscari Venezia e
curatore della mostra - dipendono dal fatto che il suo lavoro e
le sue teorie sono segnati dalla volontà di ridefinire la
cultura e l'identità yiddish e di fonderla in maniera laica e
artistica con le tradizioni americane ed europee" per trovare un
percorso creativo verso quella che lo storico dell'arte Nico
Stringa ha definito "una modernità compatibile".
"Uno dei fulcri della mostra - aggiunge il curatore Fabio
Fantuzzi - è incentrato su due cicli di pastelli di paesaggi
urbani: in essi, la ricerca di Raeben di un linguaggio
universale raggiunge la sua massima espressione, sfociando in
una sorprendente sintesi tra le lezioni del post-impressionismo
e della scuola di Parigi e quelle del realismo americano.
Emblemi di questo ideale artistico sono le figure umane
rapidamente tratteggiate in queste opere, disegnate come sagome
effimere che brulicano in un ineffabile spazio urbano, paradigma
dell'erranza contemporanea".
Un'altra sezione della mostra è dedicata agli oli, nature
morte e vedute di Venezia e di Provincetown, e a ritratti e
caricature a pastello e a carboncino. La rassegna propone anche
materiali inediti: fotografie dello studio dell'artista,
immagini digitali ad alta qualità dell'artista e un documentario
- Painting: a Laboratory of Aesthetics, girato da Bill e Harvey
Fertik - che include quattro lezioni performative di Raeben.
(ANSA).
Norman Raeben, la storia della pittura errante
Venezia, prima retrospettiva in Ghetto del maestro di Bob Dylan