(di Chiara Venuto)
(ANSA) - ROMA, 27 NOV - Il femminicidio di Giulia Cecchettin
è stato uno spartiacque. Non solo nella sensibilità civile,
nella lotta femminista, nella storia italiana.
Ossia un osservatorio nato nel 2023 dalla collaborazione tra La
Sapienza, le Commissioni pari opportunità di Fnsi, Consiglio
nazionale dell'Ordine dei giornalisti e Usigrai, GIornaliste
Unite LIbere Autonome (GiULiA) e università della Tuscia.
Uno studio che, con un database di 50mila articoli pubblicati
tra 2020 e 2024, fotografa lo stato dell'arte. "Sulla stampa si
fa ancora fatica a puntare il dito verso l'uomo violento - ha
spiegato Saccà - troviamo ancora parole come raptus o i suoi
equivalenti, anche se c'è un miglioramento rispetto alla prima
fase dell'osservatorio". Lo studio ha rilevato che anche se dai
dati ufficiali il principale reato contro le donne sono i
maltrattamenti in famiglia (il 50% di quelli denunciati), mentre
il 35,83% è costituito da atti persecutori, il 13,86% da
violenze sessuali e lo 0,29% da femminicidi, diversa è la
rappresentazione sui giornali. Trova più spazio il femminicidio
(22,2%), seguito da violenza sessuale (19,4%), domestica
(17,8%), lesioni personali (15,9%), stalking (5,8%), molestie
sessuali (2,9%), revenge porn (2,4%), tratta (1,6%).
Cambia anche il modo in cui se ne scrive, dato che ci sono
più articoli non strettamente di cronaca che affrontano il tema.
Nei titoli quasi sempre il virgolettato è quasi sempre
dell'aggressore o di chi lo difende, il che favorisce una forma
di 'himpathy', ovvero l'empatia nei confronti dell'uomo. Nel
caso del maltrattante, di solito si parla del suo ruolo
professionale o della provenienza, mentre per la vittima ricorre
la caratterizzazione anagrafica. La testata che riporta più di
frequente reati contro le donne è Il Messaggero, quella a
raccontarne di meno è il Secolo d'Italia.
Dai dati è partito un lungo dibattito tra i presenti, nel
corso del quale si è parlato anche di quanto fatto finora, del
manifesto di Venezia, dell'inchiesta Irpimedia sulle molestie
nelle scuole di giornalismo. È stata rilanciata la proposta di
corsi dedicati alla violenza sulle donne nelle scuole
dell'Ordine e la possibilità di domande sull'argomento anche
all'esame professionale. (ANSA).
Come cambia il giornalismo dopo il caso Cecchettin
Alla sede Fnsi i dati sul racconto della violenza di genere