Veneto

'E' il vento che fa il cielo', la Biennale sulle orme di Marco Polo

La protagonista della mostra è l'artista Gulnur Mukazhanova

Redazione Ansa

(ANSA) - VENEZIA, 10 DIC - La Biennale di Venezia ha inaugurato la mostra Gulnur Mukazhanova. Memory of Hope, a cura di Luigia Lonardelli, presso la Sala delle Colonne di Ca' Giustinian, che resterà aperta sino a lunedì 10 febbraio 2025.
    Rappresenta la seconda tappa del Progetto Speciale dell'Archivio Storico della Biennale dal titolo È il vento che fa il cielo. La Biennale di Venezia sulle orme di Marco Polo, che ripercorre il viaggio dell'esploratore veneziano in occasione delle celebrazioni dei 700 anni dalla sua scomparsa (1324-2024) promosse dal Comitato Nazionale. Istanbul sarà la terza città toccata dal progetto nell'autunno 2025.
    Nella prima tappa di Hangzhou il progetto si è concentrato sull'ultima generazione di artisti cinesi che stanno cercando il loro personale sentiero. Questa tappa veneziana guarda invece a un'area geografica percorsa da un viaggio meno conosciuto, quello di Niccolò e Matteo, il padre e lo zio di Marco Polo. Con le loro prime esplorazioni essi concepirono l'idea di potersi spingere più a est, attraversando le distese di steppe del Kazakhstan per seguire uno degli infiniti percorsi che portava a Oriente. Le zone desertiche al confine euroasiatico hanno sempre costituito un confine naturale e le loro popolazioni sono state per millenni al centro di un processo di mediazione e connessione fra l'area europea e quella asiatica.
    La protagonista di questa mostra, l'artista Gulnur Mukazhanova , nata in Kazakhstan e residente a Berlino da più di dieci anni, porta a Venezia la sapienza e la tradizione dell'arte tessile.
    La sua pratica artistica sovrappone con una trama larga e fragile, lana, fibre di seta e antichi tessuti con suggestioni provenienti dall'Oriente, i cui motivi decorativi e materiali lontani fra loro, a volte fino alla distonia, sono fusi e armonizzati dalle mani dell'artista.
    "L'intervento di Mukazhanova ridefinisce completamente la Sala delle Colonne - spiega la Curatrice Luigia Lonardelli - quest'ultime inglobate all'interno di una lettura totale dell'ambiente. Come una linea dell'acqua pervade tutto lo spazio, seguendo un piano disegnato a partire dal segno dell'infinito e dalle linee sinuose del drago-serpente, elemento che nella cultura asiatica richiama le energie della terra." (ANSA).
   

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