Veneto

A Verona Guarda te, sguardi di chi attraversa le frontiere

Alla Fondazione San Zeno la mostra fotografica di Zatac

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 16 DIC - Lo sguardo come un ponte che unisce chi guarda e chi è guardato, annullando la distanza.
    Un'occasione per scoprire come, nello sguardo dell'altro, possiamo intravedere frammenti di noi stessi e dove passato e presente si intrecciano. Occhi in cui si riflette il domani.
    La Protomoteca della Biblioteca Civica di Verona ospita Guarda te, una mostra fotografica che raccoglie sguardi e pensieri di 22 persone che vivono tra noi ma che non abbiamo ancora incontrato, 22 storie che non abbiamo mai ascoltato. Organizzata da Fondazione San Zeno con scatti di Tiziano Zatachetto, in arte Zatac, la mostra fotografica allestita fino all'11 gennaio è un invito a riscoprire tratti di un cammino, in parte anche nostro. I 22 volti ritratti da Zatac appartengono a persone portatrici di vissuti vicini o lontani. Ma le loro emozioni sono universali: speranza, paura, orgoglio, gioia.
    "Oltre alle storie che hanno raccontato, a colpirmi è stato il loro sguardo: occhi che cercavano un contatto autentico, non sfuggenti, ma aperti all'altro. È stata un'esperienza che mi ha dato l'impressione di conoscerli da sempre, un ricordo che porterò con me. Oltre al ritratto fotografico, ciò che mi ha arricchito di più è stato il loro raccontarsi" dice Zatac, fotografo, creativo e videomaker, che nel 2021 ha realizzato La cura, mostra e videoinstallazione sul tema della violenza contro le donne.
    "La mostra nasce per dare spazio a quegli sguardi che attraversano frontiere e culture, fermandosi per un istante a raccontare chi siamo e chi potremmo diventare. Gli occhi non mentono. Sono finestre aperte su mondi interiori, paesaggi dell'anima, storie custodite nei silenzi e nei sorrisi. La mostra è un invito a non passare oltre, a guardare e ascoltare.
    Il ricordo di un luogo lasciato? La ricerca di un futuro migliore? Oppure la semplice consapevolezza di essere qui, ora, con la forza della propria unicità" dice Rita Ruffoli, direttrice della Fondazione San Zeno. E infatti le 22 fotografie sono descritte in didascalie costruire con le parole scelte dai protagonisti stessi, frutto di un processo partecipativo che ha avuto origine da due domande: "cosa mi porto dal passato" e "come mi vedo nel presente". Emergono emozioni, vissuti autentici. Come se fossero parole scambiate sulla porta di casa.
    Quella porta che è la soglia che oltrepassa chi arriva, il passaggio di chi va, di chi si ferma. (ANSA).
   

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