Veneto

Sanità Veneto: salute mentale, oltre 70mila in carico ai servizi

Motore Sanità, in regione minore spesa ma misure residenzialità

Redazione Ansa

(ANSA) - PADOVA, 30 NOV - In Veneto oltre 70.000 persone sono in carico ai Dipartimenti di Salute Mentale, e si stima che il 20/25% della popolazione - circa un milione di persone - manifesti situazioni di disagio psicologico e disturbi mentali sottosoglia. Negli ultimi anni si è registrato un progressivo aumento fino al 30% di richieste, con un picco soprattutto da parte di minori e giovani adulti.
    Per fare il punto della situazione, Motore Sanità, con il contributo di Angelini Pharma, ha promosso a Padova il think tank tra esperti del settore, associazioni di pazienti, stakeholder ed istituzioni, con l'obiettivo di identificare le quick win action che possano migliorare l'attuale scenario assistenziale del Veneto.
    Per quanto riguarda le carenze di personale, e in particolare di medici psichiatri, è emerso che il problema riguarda tutte le Regioni ed è legato all'errata programmazione ministeriale dei posti di specialità. L'aumento delle borse di studio introdotto in occasione della pandemia rappresenta un primo passo per risolverlo, seppure gradualmente. Per il personale non medico, una recente delibera regionale ha definito gli standard, con un numero adeguato di psicologi, assistenti sociali ed educatori finanziati per il 2024, con fondi ministeriali e in parte regionali. Questi standard sono in linea con quelli definiti da Agenas nell'Intesa Stato-Regioni del dicembre 2022. E' emerso nel confronto di Padova quanto sia opportuno prevedere un adeguamento della quota del fondo sanitario nazionale vincolata per la salute mentale.
    Sugli investimenti per la salute mentale, è emerso che il Veneto spende meno rispetto ad altre Regioni; ciò non significa necessariamente funzionare peggio, in particolare in relazione alla pressoché assenza di indicatori di esito. C'è una norma regionale - la DGR 1673 del 2018 - che regolamenta la residenzialità nella Regione.
    Un problema aperto è rappresentato dai minori, per cui è ancora in itinere un modello efficace di integrazione. Anche per quanto riguarda l'integrazione con le dipendenze, nell'ottica della gestione delle doppie diagnosi e della comorbilità, ci sono criticità. In particolare potrebbe essere utile valutare il dipartimento di Salute Mentale con l'integrazione delle dipendenze, come già in molte altre regioni.
    Tra gli obiettivi di lavoro, il Laboratorio ha indicato alcuni punti: investire sui professionisti sanitari, poiché tutti i Dipartimenti di Salute Mentale della regione Veneto risultano sottodimensionati; l'adeguamento del numero delle strutture dedicate all'assistenza, cura e riabilitazione dei pazienti con disturbi mentali. A livello nazionale le stime prevedono una linea di investimenti tale da portare la percentuale del fondo sanitario almeno al 5%. Infine, si suggeriscono iniziative di educazione pubblica e lotta allo stigma sulla salute mentale, affrontando stereotipi e pregiudizi che spesso alimentano l'isolamento e la discriminazione.
    Si tratta della terza tappa di un percorso che ha toccato Roma, Viareggio, Milano e si concluderà nella Capitale, dove verrà presentato un "Mental Act" da mettere a disposizione delle istituzioni. (ANSA).
   

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