“La pandemia Covid-19 rappresenta una grave battuta d'arresto per lo sviluppo sostenibile in Europa e nel mondo, ma l'Ue non deve scendere a compromessi sulla sua visione o i suoi valori”. Questo il messaggio chiaro inviato dallo Europe sustainable development report 2020 pubblicato l’8 dicembre. Il documento, prodotto annualmente dal Sustainable development solutions network in collaborazione con l’Institute european environmental policy, analizza il percorso compiuto dai Paesi europei rispetto ai 17 Goal dell’Agenda 2030. L'indice e le dashboard SDGs del 2020, elaborati anche sulla base dei dati provenienti dal rapporto Eurostat sugli SDGs, presentano i dati pre-Covid-19: il Rapporto ricorda in proposito che “anche prima dell'inizio del Covid-19, nessun Paese europeo era sulla buona strada per raggiungere tutti i Goal”.
“La priorità per l'Europa è sopprimere la pandemia” si legge nel documento, “attraverso interventi non-farmaceutici (NPIs)”, oltre all’introduzione di un vaccino sicuro. “Rispetto ai Paesi dell’Asia-Pacifico, le risposte europee alla pandemia sono state molto meno efficaci”. Imparare dalle nazioni che sono state in grado di mitigare gli effetti del virus è uno snodo chiave per raggiungere l'Obiettivo SDG 3.d (“rafforzare la capacità di tutti i Paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, per la prevenzione, la riduzione e la gestione dei rischi per la salute nazionale e globale”).
Il documento evidenzia inoltre la necessità di una maggiore preparazione, coordinamento e resilienza per preparare l'Europa ad altre minacce critiche, compresi i rischi climatici.
La crisi economica in atto, naturalmente, è una questione su cui intervenire subito. “Più che pacchetti che stimolino la domanda aggregata, la crisi richiede una ripresa guidata da investimenti pubblici trasformativi che supportino infrastrutture verdi, digitalizzazione, consumo e produzione responsabili”. Ciò deve essere accompagnato da maggiori sforzi per promuovere l'istruzione in tutta Europa, accelerando la convergenza degli standard di vita. Gli impegni coordinati per riformare i sistemi fiscali, e in particolare le tasse sui servizi digitali, sono fondamentali per finanziare queste trasformazioni.
Ma quali sono i Goal da cui l’Europa è più lontana?
L'Ue ha ottenuto risultati particolarmente negativi per il Goal 2 (Sconfiggere la fame), a causa di diete insostenibili, tassi di obesità elevati e incremento delle pratiche agricole non sostenibili. Si osservano inoltre divari importanti nelle prestazioni per i Goal 12 (consumo e produzione responsabili), 13 (lotta contro il cambiamento climatico), 14 (vita sott’acqua) e 15 (vita sulla Terra).
Le catene di approvvigionamento insostenibili minano inoltre le capacità di Paesi extra-Ue di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, aumentando la probabilità di future pandemie. L'International Spillover Index 2020 dimostra infatti che i Paesi europei stanno generando grandi ricadute negative al di fuori della regione, con gravi conseguenze ambientali, sociali ed economiche per il resto del mondo. Ad esempio, le importazioni di abbigliamento, tessuti e prodotti in pelle nell’Ue sono legate a 37 incidenti mortali sul lavoro e 21mila incidenti non mortali ogni anno. “L'Unione europea ha dunque bisogno di un approccio integrato e globale per attuare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
All’interno del panorama europeo, l’Italia si colloca al 23esimo posto su 31 nazioni, mostrando gravi lacune in molti SDGs, in particolare nei Goal 2, 8, 13, 14, 15.
Il Rapporto identifica dunque sei trasformazioni prioritarie per permettere il raggiungimento degli SDGs a livello europeo:
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Istruzione, competenze e innovazione: garantire un'istruzione di alta qualità e rafforzare l'innovazione e il progresso delle industrie e delle tecnologie strategiche;
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Energia sostenibile: promuovere l'efficienza energetica, ottenere una generazione di energia a zero emissioni di carbonio, decarbonizzare l'industria e creare nuovi posti di lavoro;
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Comunità sostenibili, mobilità e alloggi migliori : promuovere una mobilità sostenibile e intelligente, rinnovare le unità abitative, garantire standard edilizi sostenibili e promuovere nuovi posti di lavoro;
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Produzione alimentare sostenibile, diete sane e protezione della biodiversità: garantire un'agricoltura e un uso degli oceani sostenibili, promuovere diete e comportamenti salutari e proteggere gli ecosistemi (anche attraverso redditi dignitosi per agricoltori e pescatori). La strategia "dal campo alla tavola" riconosce che le questioni di produzione alimentare, diete e biodiversità possono essere affrontate soltanto insieme;
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Economia circolare a inquinamento zero: ridurre le emissioni, il consumo di materiali e l'impatto ambientale dell'industria europea e dei consumatori. Si sottolinea in proposito la necessità di un'azione più rapida, con un'attenzione particolare alle catene di valore dei prodotti chiave: elettronica e Tic (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), batterie e veicoli, imballaggi, plastica, tessuti, costruzioni, cibo, acqua e sostanze nutritive;
- La trasformazione digitale: costruire infrastrutture digitali all'avanguardia, rafforzare l'innovazione e proteggere i diritti dei cittadini sui dati. Le aziende europee devono diventare leader nella rivoluzione digitale, se la regione vuole mantenere i suoi elevati standard di vita. Ciò richiederà investimenti consistenti nell’innovazione tecnologica.
‘Gli SDGs sono l'affermazione globale dei valori europei. Sono il "futuro che vogliamo"’ si legge nel Rapporto. “Sebbene gli Obiettivi siano realizzabili ed economicamente accessibili, il loro raggiungimento dipenderà da una forte leadership e da politiche ambiziose”.
di Flavio Natale
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