(di Massimo Ricci)
L'obiettivo è avere una donna
amministratore delegato nelle società partecipate dallo Stato.
Lo dice la premier alla vigilia di una scelta importante per il
governo, ovvero l'avvio delle grandi manovre per il rinnovo dei
vertici di 135 società a controllo pubblico i cui organi di
amministrazione dovranno essere rinnovati in questi due anni,
tra la primavera del 2023 e il 2024.
Ma è evidente che il target sotto tiro della presidente del
Consiglio appare quello delle big dell'economia a controllo
pubblico. La cosiddetta prima fascia, dove il cambio potrebbe
riguardare le grandi partecipate del Mef e di Cdp (Enel, Eni,
Terna, Fs, Rai) coinvolgendo una donna nella stanza dei bottoni
perché tra le più piccole, Sace (con Alessandra Ricci) o
Poligrafico (con Francesca Reich), qualcosa si è già mosso per
il ruolo di amministratore delegato, come anche per RFI, il
gestore della rete ferroviaria, con Vera Fiorani. E come sempre
in questi casi parte la gara per tracciare gli identikit delle
manager più accreditate per prendere il timone dei colossi
pubblici. Da Roberta Neri, romana, già a.d di Enav con
esperienza in Acea a Luisa Todini, imprenditrice già
eurodeputata dal 1994 al 1999, presidente dei costruttori
europei dal 2010 al 2012, consigliere di amministrazione della
RAI dal 2012 al 2014, presidente di Poste Italiane dal 2014 al
2017. Gettonati poi il nome di Emma Marcegaglia, a capo
dell'azienda di famiglia dopo essere stata presidente donna di
Confindustria e dell'Eni e di Renata Polverini, partita come
leader sindacale della Ugl per diventare presidente della
Regione Lazio per il centrodestra per poi diventare
parlamentare.
Secondo il monitoraggio della Camera, nel 2023 rientreranno
nella raffica di nomine affidate al governo Meloni i board di 18
società direttamente partecipate dai ministeri, 49 di secondo
livello, a loro volta cioé partecipate dalle grandi controllate,
e 3 società di terzo livello indirettamente partecipate da Cassa
Depositi e Prestiti.
Entro il 31 dicembre 2023, invece, scadranno e dovranno
quindi essere rinnovati nel 2024 gli organi di amministrazione
di 10 società direttamente partecipate, 51 di secondo livello e
4 di terzo livello. Con la prossima tornata di nomine,
l'equilibrio di genere tornerà quindi a fare la differenza nella
scelta dei nuovi consiglieri.
Attualmente nei cda delle partecipate che stanno per andare a
rinnovo nel 2023 siedono 105 donne ed altre 84 fanno parte dei
Collegi sindacali, ma solo 3 sono amministratrici delegate, 10
le presidenti. Secondo i dati elaborati dal Centro studi CoMar
la componente femminile ai vertici delle società Mef è
superiore, già da qualche anno al 35%. "Tuttavia - rileva
Massimo Rossi, presidente CoMar - questi incarichi sono
soprattutto a livello di presidenze o nei Collegi sindacali,
senz'altro importanti, ma meno rispetto alla conduzione
operativa e quotidiana di un'azienda". In dettaglio, tra le
società prossime a rinnovo le amministratrici delegate sono
quelle di Amco (Marina Natale), Ipzs (Francesca Reich), Rfi
(Vera Fiorani) a cui si può aggiungere la commissaria di Sogin
(Fiamma Spena). Ad avere avuto presidenti donne sono Enel
(Patrizia Grieco), Terna (Valentina Bosetti), Rfi (Anna
Masutti), Cdp Venture Capital (Francesca Bria), Infratel
(Eleonora Fratesi), Equitalia Giustizia (Maria Grazia Renieri),
Consip (Barbara Luisi), Enav (Francesca Isgrò), Eni (Lucia
Calvosa).
In Eni la carica di a.d è saldamente e sembra lo resterà
anche dopo l'assemblea di bilancio 2023 nelle mani di Claudio
Descalzi. Tutta al maschile la prima linea attuale Enel con
Michele Crisostomo presidente e Francesco Starace a.d che
potrebbe essere interamente cambiata e potrebbe rappresentare
una delle prime big ad essere colorata dal pink power. Poste
vede una donna alla presidenza (Bianca Maria Farini) e Matteo
Del Fante a.d che vanta al suo attivo però notevoli risultati
che potrebbero farlo restare a meno di equilibri da cercare tra
i vari cda a trazione pubblica.
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