Le imprese europee non riescono a
sviluppare piani di transizione climatica credibili per
allinearsi all'obiettivo di mantenere l'innalzamento della
temperatura media sotto gli 1,5°C, così da realizzare un futuro
più ecosostenibile. E l'Italia registra risultati peggiori della
media europea con il 38% delle imprese classificate in "fase di
sviluppo"; nessuna come "avanzata".
Lo dice un'analisi condotta su un campione di società che
rappresentano un aggregato circa il 75% dei mercati azionari
europei, pubblicata nel rapporto annuale denominato "Stepping
up" dall'organizzazione no-profit Cdp e dalla società globale di
consulenza manageriale Oliver Wyman.
In sintesi: circa la metà delle imprese europee dichiara di
avere piani per la transizione climatica in linea con
l'obiettivo degli 1,5°C, ma meno del 5% mostra progressi
significativi in questo campo, solo un terzo delle imprese
vincola le retribuzioni dei manager alla performance aziendale
su clima, deforestazione e preservazione delle acque. A livello
europeo fino al 40% dei prestiti analizzati, circa 1.800
miliardi di euro, finanzia imprese non allineate all'obiettivo
degli 1,5 gradi.
Presto la normativa Ue obbligherà tutte le aziende a
presentare un piano di transizione climatica allineato
all'obiettivo "1,5°C" e a includere gli impatti sulla
sostenibilità nel proprio rapporto annuale di gestione. Questo
renderà l'accesso al credito molto più difficile.
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