- Riduzione di più di un quarto della Co2 emessa nelle ultime due settimane in Cina. Le misure di quarantena, con il conseguente calo delle attività delle centrali elettriche e non solo, hanno infatti avuto effetti sull'ambiente, e in particolare sul calo degli inquinanti emessi in atmosfera. Le misure per il rilancio dell'economia nel Paese asiatico potrebbero però annullare questi effetti. È quanto sottolinea uno studio pubblicato sul sito specializzato 'Carbon Brief'.
Utilizzo del carbone nelle centrali elettriche ai minimi negli ultimi 4 anni; operatività degli impianti di raffineria del petrolio nella provincia di Shandong ai livelli più bassi dal 2015; livelli di ossidi di azoto (NOx) in calo del 36% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; voli domestici in calo fino al 70% sempre rispetto al mese scorso: questi gli effetti ambientali dell'isolamento di milioni di cittadini in Cina a causa del coronavirus. I dati si riferiscono alle due scorse settimane: in questo periodo, nel 2019, la Cina ha emesso circa 400 milioni di tonnellate di Co2 che dovrebbero quindi essersi ridotte di 100 milioni di tonnellate. La questione cruciale a questo punto, sottolinea la ricerca di Carbon Brief, è se questi risultati saranno mantenuti nel tempo, o se saranno compensati, se non addirittura ribaltati, dalla risposta del governo alla crisi innescata dal coronavirus.
Secondo le prime analisi dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (Iea) e l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec), le ripercussioni della crisi dovrebbero portare, nel periodo gennaio-settembre, a un calo dello 0,5% della domanda globale di petrolio. (ANSA).