(di Alessia Tagliacozzo)
(ANSA) - ROMA, 11 GEN - Calo dell'occupazione, aumento della
povertà e della dispersione scolastica, crescita delle
diseguaglianze: l'epidemia da Covid 19 ha peggiorato le
condizioni del mercato del lavoro ma la situazione rischia di
diventare "esplosiva" nei prossimi mesi con la fine del blocco
dei licenziamenti e della cassa integrazione con causale Covid.
L'allarme è stato lanciato dal Cnel che ha anticipato parte dei
contenuti del Rapporto sul mercato del lavoro che sarà
presentato martedì con la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo.
Il 2021 secondo il Cnel inizia "con più ombre che luci" con il
rischio di aumento del sommerso e la crescita delle difficoltà
di inserimento nel mercato soprattutto per giovani e donne. "La
crisi conseguente alla pandemia - scrive il Cnel - ha colpito
circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i
quali l'attività lavorativa è stata sospesa o ridotta".
L'impatto della crisi - sottolinea il presidente del Cnel,
Tiziano Treu - ha alterato in profondità il funzionamento del
mercato del lavoro come dell'economia, con impatti diversificati
per settori, per territori e per gruppi sociali, allargando
divergenze e diseguaglianze storiche. Gli impatti più gravi si
sono verificati nei settori ad alta intensità di relazioni
personali come il turismo, la ristorazione, le attività di cura,
e i servizi in genere".
"Quando l'emergenza sarà passata - sottolinea - ci troveremo
con la peggiore combinazione - in Europa e nella nostra storia
repubblicana - di alto debito pubblico, bassa natalità, bassa
presenza degli under 35 nel sistema produttivo italiano". Il
tasso di NEET (le persone che non studiano, non lavorano e non
sono in un percorso di formazione) rischia di innalzarsi
ulteriormente. La didattica a distanza legata al rischio di
contagio - spiega Treu - "ha esposto ad una forte crescita del
rischio di dispersione scolastica. Con la conseguenza di
inasprire non solo le diseguaglianze generazionali ma anche
quelle sociali".
Le donne con i giovani secondo il Rapporto "hanno pagato il
prezzo più alto della crisi in quanto impegnate a ricoprire
ruoli e a svolgere lavori più precari, soprattutto nei servizi",
ma anche perché hanno avuto un maggiore carico di lavoro
familiare con le scuole chiuse. Il blocco dei licenziamenti ha
protetto, infatti, i dipendenti a tempo indeterminato e la
riduzione dell'occupazione si è concentrata nel lavoro a termine
e in quello indipendente. Meno della metà delle donne tra i 15 e
i 64 anni è occupata, un dato molto al di sotto della media
europea e peggiorato con la pandemia.
Il Cnel segnala l'aumento della povertà e del lavoro nero e
calcola che siano circa 5,3 milioni le famiglie con un Isee
minore di 9.360 euro annui. Anche i lavoratori dipendenti a
tempo indeterminato del settore privato sono stati colpiti dalla
crisi in modo consistente anche se hanno mantenuto il posto di
lavoro grazie al blocco dei licenziamenti. Il loro reddito si è
ridotto con il massiccio utilizzo della cassa integrazione e una
parte rilevante (il 77,5%, oltre tre su quattro) non ha avuto
aumenti salariali dato che il contratto di lavoro scaduto non è
stato rinnovato.
"Il numero di occupati tra ottobre 2019 e ottobre 2020 è
diminuito del 2% sia tra gli uomini sia tra le donne (473.000
occupati in meno nel complesso). Il numero dei giovani occupati
con meno di 34 anni è diminuito del 4%; "i più giovani -
conclude il Cnel - rappresentano la classe di età che
maggiormente ha subito i contraccolpi del virus e delle
conseguenti misure di contenimento". (ANSA).