(ANSA) - MILANO, 06 LUG - Ci sono industrie (acciaio e
fonderie, chimica, ceramica, carta e vetro) e trasporti pesanti
che non hanno alternative concrete all'idrogeno per
decarbonizzarsi e che dovranno sostenere pesanti investimenti di
transizione per affrontare sfide economiche e tecnologiche. E'
quanto emerge dall'Hydrogen Innovation Report 2022 redatto
dall'Energy&Strategy della School of Management del Politecnico
di Milano.
Serviranno altri 70 Gw di rinnovabili e 15 Gw di
elettrolizzatori, ma il piano italiano al momento è fermo a 5 Gw
di elettrolizzatori al 2030. Oggi la domanda complessiva di
idrogeno in Europa si attesta sulle 8,4 milioni di tonnellate
annue: il settore della raffinazione è il principale
utilizzatore con il 49% del totale, seguito dalla produzione di
ammoniaca (31%) e di metanolo (5%). La produzione annua europea,
invece, si aggira attorno alle 10,5 milioni di tonnellate e
deriva prevalentemente da impianti di reforming da gas naturale
(Smr) posti nei principali siti di consumo, come le raffinerie e
gli impianti di produzione di ammoniaca.
L'Italia è il quinto Paese europeo per consumo di idrogeno,
con circa 0,6 milioni di tonnellate: più del 70% della domanda
viene dalla raffinazione, circa il 14% dal settore
dell'ammoniaca e il resto dalla rimanente industria chimica. Dal
punto di vista tecnologico, per questi comparti non esistono
particolari vincoli al passaggio all'idrogeno blu o verde.
(ANSA).