E’ vero che stanno aumentando le frodi scientifiche?
Sì, lo si evince dal fatto che nell’ultimo decennio è triplicato il numero di articoli scientifici ritirati, non solo per la presenza di errori, ma anche per plagio o manipolazione dei contenuti

Redazione ANSA
26 giugno 2024 - 16:34
In aumento le frodi sulle pubblicazioni scientifiche (fonte: e:bernie_photo, iStock) © Ansa

Cosa verifichiamo
I sistemi accademici di molti Paesi promuovono la carriera dei ricercatori che pubblicano di più e nelle riviste più quotate. Questa strategia, ispirata a principi meritocratici, rischia però di alimentare un circolo vizioso in cui la necessità di pubblicare spinge a comportamenti poco etici o fraudolenti. Il fenomeno è in aumento? E che rischi può comportare?

Analisi
Quello delle frodi scientifiche è un problema antico contro cui le più importanti riviste internazionali lottano da decenni. Per riconoscere e pubblicare solo articoli basati su studi affidabili e di qualità, uno degli strumenti più collaudati (anche se non infallibile) è quello della revisione fra pari, ovvero la valutazione critica del lavoro scientifico da parte di specialisti che hanno competenze analoghe a quelle degli autori che hanno condotto lo studio.

Questo baluardo ha mostrato importanti cedimenti durante la pandemia. L’avvento del Covid-19 ha infatti portato a un flusso senza precedenti di articoli sottoposti per la pubblicazione: molti sono stati accettati dopo revisioni tra pari estremamente rapide, nell’intento di fornire alla comunità scientifica le scoperte e le conoscenze più recenti in un momento di emergenza sanitaria globale. Sono così passati inosservati errori, ma anche episodi di manipolazione di dati e immagini, che a distanza di poche settimane hanno portato all’inevitabile ritiro degli studi incriminati.

Se la pandemia ha acceso un faro sulle fragilità dell’editoria scientifica, ad aumentare il caos contribuiscono anche le politiche di alcuni Paesi che premiano in maniera spinta la produttività dei ricercatori. Questo accade soprattutto nei Paesi emergenti, ma non solo. Secondo uno studio della Stanford University in California, i cosiddetti ricercatori “super produttivi” (quelli cioè che hanno pubblicato più di 60 articoli in un anno) sono quadruplicati rispetto a un decennio fa. Gli aumenti più significativi si sono registrati in Thailandia e Arabia Saudita, Spagna, India ma anche Italia. Perfino il ministro della Salute Orazio Schillaci (finito nei mesi scorsi al centro di una polemica per presunte immagini duplicate in otto studi) è stato citato dalla rivista Science come un autore prolifico, che nel periodo incriminato è arrivato a pubblicare al ritmo di uno studio ogni 12 giorni.

Diversi esperti hanno cercato di quantificare i risultati di questa corsa mondiale alla pubblicazione. Secondo uno studio coordinato dall’Università di Santiago de Compostela e dalla Yale School of Medicine, in Europa negli ultimi 20 anni sono quadruplicati gli articoli di ambito biomedico che sono stati ritirati per cattiva condotta degli autori. I Paesi maggiormente interessati dal fenomeno sono Germania, Regno Unito, Italia e Spagna.

La rivista Nature ha allargato lo sguardo a livello globale, stimando che il tasso di ritiro (ovvero la proporzione di articoli pubblicati in un dato anno che vengono successivamente ritirati) è più che triplicato nell’ultimo decennio, superando lo 0,2% nel 2022. Anche il 2023 è stato un anno da record, con oltre 10.000 articoli ritirati: Arabia Saudita, Pakistan, Russia e Cina sono tra i Paesi maggiormente coinvolti. Gran parte dei ritiri (circa 8.000) ha riguardato le riviste di proprietà di Hindawi, una filiale con sede a Londra del publisher Wiley.

Secondo gli esperti, quello che vediamo sotto i nostri occhi potrebbe essere soltanto la punta dell’iceberg, dato che potrebbero essere centinaia di migliaia gli studi copiati o manipolati che vengono confezionati dalle cosiddette “cartiere” (paper mills), ovvero società specializzate nel vendere lavori e autori falsi agli scienziati. In futuro il loro lavoro potrebbe essere ulteriormente favorito dall’avvento dell’intelligenza artificiale generativa con i suoi innovativi strumenti per la produzione di testi e immagini falsi.

Conclusioni
Il ritiro di articoli scientifici contenenti errori o dati non riproducibili è un meccanismo fisiologico che rientra nel normale processo della conoscenza, perché gli sbagli possono capitare anche nella scienza e spesso è proprio dalla loro revisione e correzione che nascono nuove scoperte. Quello che sta crescendo a ritmi preoccupanti è il ritiro di studi falsificati e manipolati in modo fraudolento. Le conseguenze della loro pubblicazione possono essere anche gravi. Può accadere infatti che nel tempo compreso tra la pubblicazione e il ritiro i risultati di questi studi facciano il giro dei media internazionali, suscitando falsi allarmi o rassicurazioni infondate anche su argomenti molto delicati come quello della salute. Una volta ritirati, molti di questi studi rimangono depositati in archivi da cui vengono estratti dati per altri studi: finiscono così per essere riutilizzati e citati, falsando i loro risultati in un effetto domino difficile da controllare.

Fonti
Richard Van Noorden, “More than 10,000 research papers were retracted in 2023 — a new record”. Nature, 12 dicembre 2023 

John P.A. Ioannidis, Thomas A. Collins, Jeroen Baas, “Evolving patterns of extremely productive publishing behavior across science”. bioRxiv 2023.11.23.568476

Freijedo-Farinas F., Ruano-Ravina A., Pérez-Ríos M. et al. “Biomedical retractions due to misconduct in Europe: characterization and trends in the last 20 years”. Scientometrics 129, 2867–2882 (2024)

Catanzaro M. “Possible misconduct found in papers from Italian minister of health”. Science, 14 settembre 2023

Holly Else. “Biomedical paper retractions have quadrupled in 20 years — why?”. Nature, 31 maggio 2024

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