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ANSAcom - In collaborazione con Fondazione Federico II
"Può capitare semplicemente di fare una cosa perché è giusta e si ha la speranza di poter imparare qualcosa di nuovo. Quindi, oggi, sono a Palermo ed è un privilegio unico, con lo spirito di uno scolaro innamorato dell'opportunità che ha di potersi arricchire in maniera smisurata”. Lo ha detto in mattinata lo scultore Jago, presentando - emozionato all’atto della scopertura dell’opera - “Look Down”, esposta nel Cortile Maqueda, a Palazzo Reale. “Produco un’immagine che ha una forma fisica, un titolo e dice, inevitabilmente, delle cose – ha aggiunto - ma sto imparando nel tempo a sbilanciarmi sempre meno su quelli che sono i miei significati. Perché la ricchezza è quella di poter dare all’altro, attraverso la propria opera, uno spazio di intervento. Mi piace pensare che un’opera di valore sia capace di ospitare i contenuti degli altri”.“Look Down”, realizzata a New York e in un primo tempo chiamata ‘Homeless’, è un feto, un bambino di marmo bianco comparso improvvisamente nella notte del 5 novembre 2020 al centro di Piazza Plebiscito, a Napoli, che sarà visitabile fino al prossimo 3 giugno nel capoluogo siciliano. “In questo periodo in cui la contemporaneità ci offre la terribile possibilità e opportunità di vivere in tempo reale le vite degli altri – ha detto Jago che a Palermo ha ribattezzato l’opera ‘u picciriddu’ (il bambino) – dobbiamo ricordarci che siamo stati bambini e che dobbiamo amare l'altro guardando oltre quello che abbiamo di fronte, vedendo il bambino che c'è dietro. In questo modo, forse, riusciremo a recuperare un senso d'amore che ci stiamo dimenticando di aver posseduto per tanto tempo e che va recuperato”. “Look Down” è un invito a “guardare in basso” verso gli ultimi. “Quando vivevo a New York – ha ricordato Jago - ad un certo punto, nella routine, avevo iniziato a non vedere più quanti vivevano il dramma di non avere una casa, gli abbandonati e dimenticati, che in un primo momento mi avevano colpito. E' stato inaccettabile. Se andiamo alla radice di tutto, recuperiamo la memoria, andiamo indietro, fino al bambino che è purezza, la nostra purezza. L'immagine del bambino ha questa forza, oggi però mi rendo conto che neppure l'immagine di un bambino ce l’ha più”.
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