(Di Tommaso Tetro) (ANSAmed) - ROMA- Il nucleare europeo sembra piu' sicuro dopo il vaglio degli stress test voluti all'indomani dell'incidente di Fukushima. Eppure, nonostante, le raccomandazioni delle diverse autorita' di sicurezza dei vari paesi, per l'Italia il rischio rimane sempre a 100 chilometri di distanza, pari a quella che ci separa dalla prima centrale oltre confine, in Svizzera. Sono questi i risultati che emergono da un convegno internazionale organizzato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sui risultati degli stress test alle centrali nucleari condotti da 15 Paesi Ue, a cui si sono aggiunti volontariamente Svizzera e Ucraina.
Secondo l'Ispra, l'Italia e' esposta a ''problemi seri'' in caso di incidente nucleare a uno degli impianti vicini al confine. Le distanze minime degli impianti nucleari esteri dal confine italiano sono infatti di 100-200 chilometri, pari ''all'ordine di grandezza della distanza di Fukushima da Tokio: non particolarmente ridotte, ma tali da poter creare problemi, anche seri'' in caso di ''incidente grave e condizione meteorologica sfavorevole''.
I Paesi al di la' delle Alpi che possono dar luogo a timori per l'Italia sono: Svizzera (5 unità), Slovenia (1 unità) e Francia (58 unità). L'impianto piu' vicino all'Italia e' appunto quello di Muehleberg in Svizzera, da 320 MW (Megawatt) in esercizio dal 1971, posto a 98 km dal confine italiano. In Slovenia, l'impianto di Krsko è relativamente di piccola taglia, 600 MWe (Megawatt elettrici); la zona in cui sorge e' il bacino della Sava, il fiume che confluisce nel Danubio a Belgrado, a circa 130 km dal confine italiano.
Per la Francia serve invece un discorso a parte: sul territorio francese ci sono 58 unita' in esercizio distribuite su 19 siti differenti. L'Autorita' di sicurezza nucleare francese (Asn) ha avanzato ''ulteriori raccomandazioni'' per le centrali nucleari su ''terremoti e allagamenti'', sulla garanzia di ''raffreddamento del nocciolo'' per evitare un incidente della portata di quello di Fukushima, sulla costruzione di ''una zona dell'impianto a prova di eventi esterni'' e sulla messa a punto di una task force pronta a intervenire entro 24 ore in ciascun sito.
L'Italia, pur non avendo centrali attive, ha partecipato ai test concentrando i suoi sforzi sui paesi vicino ai confini.
L'Ispra ha infatti valutato il livello di sicurezza espresso nei rapporti nazionali delle autorita' di sicurezza dei Paesi. Dai risultati degli stress test - che essenzialmente consistono nella valutazione della capacita' degli impianti di far fronte a una sequenza di eventi come quella avvenuta a Fukushima - ''tutti i Paesi partecipanti hanno fatto significativi passi avanti per migliorare la sicurezza dei loro impianti''. Infine, conclude l'Istituto, ''a dispetto delle differenze negli approcci nazionali e' emersa la consapevolezza che l'attenzione sulla sicurezza nucleare non puo' essere mai abbassata''.
(ANSAmed).