(di Francesco Cerri) (ANSAmed) - ANKARA - E' voluttuoso, nero, forte, dolce, sensuale, hanno scritto poeti e ambasciatori di tutto il mondo alla Sublime Porta: e' forse quanto di piu' consensuale l'Impero Ottomano abbia esportato in almeno tre continenti, Europa, Asia e Africa, e oggi diventa patrimonio dell'umanita'.
Su proposta del governo di Ankara l'Unesco ha iscritto il caffe' turco, o meglio il 'Turk Kahvesi', sulla lista dei beni immateriali che appartengono al patrimonio di tutta l'umanita'.
''Una tazza di caffe' si ricorda per 40 anni'' sostiene un detto turco. E il Turk Kahvesi, ha spiegato a Hurriyet il presidente della Commissione per l'Unesco di Ankara Ocal Oguz, oggi ''non e' piu' solo una bevanda: e' famoso in tutto il mondo per il suo stile, il metodo di preparazione, la presentazione tradizionale''. La preparazione e' quasi un rituale esoterico.
Prima si macina finissima la polvere di caffe', poi si fa bollire dentro 'l'ibrik', un piccolo bricco lucido d'ottone, assieme ad acqua, zucchero e, a seconda delle tradizioni locali, magari con qualche spezia come il cardamomo. Si fa bollire e sbollire tre volte. Alla fine il Kahvesi scivola sciropposo nella tazzina, che dovrebbe essere di porcellana avvolta da un guscio d'ottone, con in superficie un mare di bollicine (che rappresentano i 'filia' o baci in arrivo, per greci e ciprioti).
Prima di berlo bisogna farlo riposare 2-3 minuti, perche' il caffe' si depositi sul fondo della tazzina. Una volta bevuto, il deposito sul fondo consente di leggere passato e futuro, di sapere tutto di amori e danaro in arrivo, salute o malocchio: tutta una scuola di divinazione, la 'caffeomanzia', praticata da secoli in tutti gli ex-territori dei sultani ottomani. Una volta era una bevanda quasi aristocratica che europei, persiani e mammelucchi sorseggiavano fumando lunghe sigarette turche nei caffe' di Istanbul, fra Galata e Beyglu. Ancora oggi in Turchia e' meno popolare del Chai, il te', che i turchi bevono forte e bollente. La tradizione del Kahvesi si perde un po' nei locali piu' moderni, che propongono solo nescaffe', caffe' americano o espresso brodoso. Ma la sua popolarita' nei tre continenti che si affacciano sul Mediterraneo rimane alta.
Al punto che in diversi paesi ex-territori ottomani e' stato 'naturalizzato'. Guai quindi a non chiamarlo Caffe' Cipriota a Nicosia o Limassol, Caffe' Greco' a Atene o Salonicco, o Caffe' Bosniaco a Sarajevo o Mostar. Ma nella tazzina c'e' sempre lui, il Turk Kavhesi. (ANSAmed)