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Andreotti: quando mise kefiah, amico di arabi e palestinesi

Da Achille Lauro a quando salvo' Gheddafi da bombe Usa

06 maggio, 19:45

Giulio Andreotti in una foto d'archivio del 26 febbraio 1988 a Palmira (Siria) Giulio Andreotti in una foto d'archivio del 26 febbraio 1988 a Palmira (Siria)

(di Elisa Pinna).

(ANSAmed) - ROMA, 6 MAG - Andreotti l'arabo. Tra le sue carte il senatore a vita conservava con gelosia le foto scattate da un reporter dell'ANSA che lo ritraevano con la kefiah in testa; si tratta di immagini mai pubblicate fino ad oggi, ma che meglio di tanti discorsi sintetizzano la politica mediorientale del leader democristiano. Nella sua lunga carriera di presidente del Consiglio e di ministro degli Esteri, ha intrattenuto rapporti di amicizia con personaggi scomodi e controversi: Arafat, Gheddafi, Assad senior. E' stato protagonista di episodi eclatanti: quando nel 1982 invito' il presidente dell'Olp a parlare alla Camera dei deputati a Roma, sdoganandolo di fronte alla Comunita' internazionale. O come quando, nel 1985, da ministro degli Esteri impedi' - insieme a Bettino Craxi premier - che i soldati statunitensi catturassero, nella base di Sigonella, i sequestratori palestinesi della nave 'Achille Lauro'. O ancora: nell'aprile del 2006, quando Andreotti - sempre insieme a Craxi primo ministro - salvo' la vita a Gheddafi, avvisandolo dell'imminente bombardamento statunitense su Tripoli, in rappresaglia ad un attentato ad una discoteca in Germania. Certo, Israele e Stati Uniti non lo amavano, ma lo rispettavano e lo stimavano e sapevano quanto potesse rivelarsi utile in trattative segrete particolarmente delicate, come la liberazione di soldati israeliani sequestrati in Libano. ''I vicini non si scelgono'', ripeteva spesso Andreotti. E per lui, la priorita' della politica estera italiana non poteva che essere quella della riappacificazione con il vicino mondo arabo e mediterraneo, ferito dal passato coloniale e poi dalla questione israelo-palestinese. Era questa la preoccupazione che lo spingeva a parlare, trattare con tutti e comprenderne le ragioni. Il suo obiettivo era quello di creare le condizioni per la nascita di uno Stato Palestinese, accanto ad uno ebraico, cosi' come previsto dalla risoluzione dell'Onu del 1947. ''Ci dovevano essere due Stati e ce ne e' uno solo'', diceva. Di Arafat era stato un interlocutore sin dai tempi in cui il capo dell'Olp era considerato in molte cancellerie occidentali solo un terrorista. Fu ad Arafat che si rivolse, nel 1985, quando un commando di guerriglieri palestinesi non appartenenti all'Olp, sequestro' la nave da crociera Achille Lauro con 450 persone a bordo tra equipaggio e passeggeri. Arafat invio' come mediatore Abu Abbas che ottenne la liberazione degli ostaggi ma anche un salvacondotto per i sequestratori. Nel frattempo si era pero' scoperta l'uccisione di un anziano passeggero ebreo, e i soldati Usa cercarono di dare l'assalto all'aereo su cui si trovavano, nella base aerea in Sicilia, i terroristi responsabili del sequestro dell'Achille Lauro e Abu Abbas in partenza per destinazioni amiche. Militari italiani si opposero.

Ci fu quasi uno scontro armato tra americani e italiani. Alla fine, Craxi e Andreotti la spuntarono. Riuscirono a mantenere la parola data ad Arafat: i dirottatori furono processati in Italia e Abu Abbas, più tardi accusato di essere la mente di tutto il sequestro, pote' ripartire, per poi essere catturato e ucciso in Iraq molti anni dopo. E durante la seconda Intifada in Israele e l'ondata di attentati di kamikaze, sospettati di essere finanziati dall'Iran, Andreotti una volta, nel 2002, disse: ''Se fossi stato in un campo profughi da 50 anni, con la mia famiglia, i miei figli, non avrei avuto bisogno dell'aiuto di Teheran per trasformarmi in un uomo-bomba''. (ANSAmed).

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