Molto meno di un operaio di Douai e di Maubeuge, in Francia, il cui salario sfiora i 2.000 euro, e meno di un operaio romeno, 450 euro. Per Renault l'impianto marocchino rappresenta un investimento di 1,1 miliardi di euro. Ma per gli operai francesi, che hanno subito ancora di recente la cassa integrazione, e' tutta un'altra storia. In Francia la produzione di automobili e' crollata: nel 2004 Renault fabbricava sui siti nazionali piu' di un milione di vetture, nel 2011 meno di 500 mila. Con le elezioni presidenziali che incalzano, il Paese si interroga sul futuro della propria industria. Le critiche contro Renault ed il suo presidente, Carlos Ghosn, il top manager piu' pagato del Cac 40 (il listino dei principali titoli della Borsa di Parigi), sono dunque aspre oggi. L'ex ministro dell'Industria, Christian Estrosi, di destra, lo ha accusato di ''dumping sociale in Marocco''. Le minacce dei sindacati in subbuglio si moltiplicano: ''Tangeri e' la fabbrica madre di tutti i mali''. A inaugurare l'impianto gigante di Melloussa c'erano oggi Ghosn e il re del Marocco Mohammed VI. Quest'ultimo ha promesso alla casa francese enormi agevolazioni: detassazione completa per cinque anni, una nuova autostrada, un centro di formazione, una linea ferroviaria alta velocita'. L'obiettivo di Ghosn e' fare di Tangeri la fabbrica piu' produttiva del gruppo. Anche piu' di quella romena. Ora che le catene di montaggio marocchine entrano in funzione i lavoratori francesi hanno paura. Ne uscira' la Dacia Lodgy, una monovolume da vendere sul mercato europeo a 10 mila euro che fara' concorrenza alla Scenic prodotta a Douai, e due volte piu' cara (24.300 euro). Prima o poi, temono gli operai, la maggior parte delle auto francesi saranno prodotte in Marocco, distante appena poco piu' di 14 chilometri dalle coste spagnole e a 48 ore di nave da quelle francesi. Ne' bastano loro le rassicurazioni di Carlos Ghosn: l'apertura della nuova fabbrica ''non sara' fatta a danno della Francia''. Al contrario, ha assicurato Ghosn, ''il dispositivo marocchino apportera' nuovo lavoro agli ingegneri e alle fabbriche francesi, oltre che ai fornitori''. Ne' bastano probabilmente a convincere i sindacati le promesse del piano di investimenti da 5,7 miliardi di euro da qui al 2013, per il quale la direzione Renault si e' impegnata a investire al 40% in patria. Da un punto di vista politico, la vicenda potrebbe pesare sulla campagna elettorale di Nicolas Sarkozy, che gia' stenta a decollare: lo stesso presidente che si era piu' volte schierato in difesa dell' ''azienda Francia'', aveva poi finito con l'appoggiare il progetto di delocalizzazione di Renault ed era anche stato a Tangeri per il lancio della nuova linea Tgv. E questo gli operai, che in primavera andranno alle urne, non l'hanno certo dimenticato. (ANSAmed).
Francia: Renault apre fabbrica low cost a Tangeri
Polemiche in patria, per sindacati 'e' madre di tutti i mali'
Molto meno di un operaio di Douai e di Maubeuge, in Francia, il cui salario sfiora i 2.000 euro, e meno di un operaio romeno, 450 euro. Per Renault l'impianto marocchino rappresenta un investimento di 1,1 miliardi di euro. Ma per gli operai francesi, che hanno subito ancora di recente la cassa integrazione, e' tutta un'altra storia. In Francia la produzione di automobili e' crollata: nel 2004 Renault fabbricava sui siti nazionali piu' di un milione di vetture, nel 2011 meno di 500 mila. Con le elezioni presidenziali che incalzano, il Paese si interroga sul futuro della propria industria. Le critiche contro Renault ed il suo presidente, Carlos Ghosn, il top manager piu' pagato del Cac 40 (il listino dei principali titoli della Borsa di Parigi), sono dunque aspre oggi. L'ex ministro dell'Industria, Christian Estrosi, di destra, lo ha accusato di ''dumping sociale in Marocco''. Le minacce dei sindacati in subbuglio si moltiplicano: ''Tangeri e' la fabbrica madre di tutti i mali''. A inaugurare l'impianto gigante di Melloussa c'erano oggi Ghosn e il re del Marocco Mohammed VI. Quest'ultimo ha promesso alla casa francese enormi agevolazioni: detassazione completa per cinque anni, una nuova autostrada, un centro di formazione, una linea ferroviaria alta velocita'. L'obiettivo di Ghosn e' fare di Tangeri la fabbrica piu' produttiva del gruppo. Anche piu' di quella romena. Ora che le catene di montaggio marocchine entrano in funzione i lavoratori francesi hanno paura. Ne uscira' la Dacia Lodgy, una monovolume da vendere sul mercato europeo a 10 mila euro che fara' concorrenza alla Scenic prodotta a Douai, e due volte piu' cara (24.300 euro). Prima o poi, temono gli operai, la maggior parte delle auto francesi saranno prodotte in Marocco, distante appena poco piu' di 14 chilometri dalle coste spagnole e a 48 ore di nave da quelle francesi. Ne' bastano loro le rassicurazioni di Carlos Ghosn: l'apertura della nuova fabbrica ''non sara' fatta a danno della Francia''. Al contrario, ha assicurato Ghosn, ''il dispositivo marocchino apportera' nuovo lavoro agli ingegneri e alle fabbriche francesi, oltre che ai fornitori''. Ne' bastano probabilmente a convincere i sindacati le promesse del piano di investimenti da 5,7 miliardi di euro da qui al 2013, per il quale la direzione Renault si e' impegnata a investire al 40% in patria. Da un punto di vista politico, la vicenda potrebbe pesare sulla campagna elettorale di Nicolas Sarkozy, che gia' stenta a decollare: lo stesso presidente che si era piu' volte schierato in difesa dell' ''azienda Francia'', aveva poi finito con l'appoggiare il progetto di delocalizzazione di Renault ed era anche stato a Tangeri per il lancio della nuova linea Tgv. E questo gli operai, che in primavera andranno alle urne, non l'hanno certo dimenticato. (ANSAmed).