(di Alberto Zanconato)
(ANSAmed) - BEIRUT, 21 MAG - Una fiammata di violenza la
scorsa notte nelle strade di Beirut, con scontri armati tra
sostenitori e oppositori del regime siriano che hanno provocato
due morti, ha risvegliato in Libano la paura di ripiombare
nell'incubo della guerra civile. Mentre non si ferma la
carneficina in Siria, dove i Comitati locali di coordinamento
dell'opposizione parlano di almeno 20 morti oggi nella
repressione.
Con il precipitare negli ultimi mesi della crisi siriana sono
aumentati i timori che il Libano possa essere risucchiato nel
gorgo della violenza in Siria, Paese che continua a far sentire
il suo peso nelle vicende interne del Libano da dove le sue
truppe si sono ritirate nel 2005 dopo 29 anni di occupazione. La
scorsa settimana una decina di persone sono morte in scontri
armati nella città di Tripoli, nel nord del Paese, tra milizie
sunnite, schierate con l'opposizione siriana, e alawite, che
sostengono il presidente Bashar al Assad appartenente alla
stessa confessione.
Ma la situazione è sembrata poter precipitare ieri, quando un
leader religioso sunnita apertamente schierato contro il regime
di Damasco, Ahmed Abdul Wahed, è stato ucciso con un suo
assistente, Mohammad Hussein Merhebad, ad un posto di blocco
dell'esercito nella provincia settentrionale dell'Akkar mentre
si recava ad una manifestazione contro il regime di Damasco
organizzata dal partito Al Mustaqbal (Futuro), dell'ex primo
ministro sunnita Saad Hariri. Proteste popolari sono scoppiate
immediatamente in varie città del nord. Ma il peggio è successo
quando è scesa la notte e nel quartiere di Tariq al Jedideh,
nell'ovest di Beirut, scontri armati, con un bilancio di due
uccisi e 18 feriti, sono avvenuti tra militanti di Al Mustaqbal
e del movimento Al Tayyar al Arabi, anch'esso sunnita ma
favorevole al presidente Assad.
Alle prime luci del giorno la calma era tornata nelle strade
teatro della battaglia, ma ciò non è bastato a fugare i timori.
Molte scuole sono rimaste chiuse perché i genitori hanno
preferito non fare uscire di casa i figli.
Il clima si è fatto più disteso nel corso della giornata, con
le principali forze politiche, e anche l'Alto consiglio
islamico, che hanno fatto appello alla calma e il governo del
premier Najib Miqati, accusato dall'opposizione di fare il gioco
del regime siriano, che ha promesso un'inchiesta approfondita
sull'uccisione di Abdul Wahed. Tre ufficiali e 19 soldati sono
stati fermati per essere interrogati.
Il Kuwait, come avevano fatto sabato gli Emirati arabi uniti,
il Qatar e il Bahrein, ha invitato i suoi cittadini a lasciare
il Paese, mentre l'ambasciata italiana e quella statunitense
hanno raccomandato ai connazionali prudenza negli spostamenti.
(ANSAmed).