(di Lorenzo Trombetta)
(ANSAMed) - BEIRUT, 5 FEB - Non solo aiuti umanitari ai
siriani vittime da circa due anni di repressione e violenze. Ma
anche sostegno alla riconciliazione tra le diverse comunità,
sempre più dilaniate da un conflitto interno che in alcune
regioni ha assunto tratti confessionali. Su questo doppio
binario si fonda l'azione della neonata organizzazione europea
Relief & Reconciliation for Syria (R&RS).
Creata a Bruxelles e ora basata anche a Beirut, R&RS è
animata da un variegato gruppo di esperti europei e arabi dei
settori umanitari e interventi post-guerra, di avvocati,
psicologi, accademici, diplomatici e intellettuali, tutti
conoscitori del contesto sociale, politico e culturale della
Siria.
Alcuni di loro, come il presidente Friedrich Bokern, vantano
inoltre un'esperienza diretta negli sforzi di riconciliazione
nei Balcani della seconda metà degli anni '90. "Già allora ci
rendemmo conto delle contraddizioni insite in intervenenti
basati esclusivamente sull'approccio umanitario o solo su quello
di peace building", afferma Bokern in una conversazione con
ANSAMed. "In Siria bisogna intervenire adesso. E non solo
portando aiuti per l'emergenza umanitaria, ma anche lavorando a
sostegno della riconciliazione interna".
La Siria centrale, con Hama e Homs capoluoghi, stretta tra
il deserto a est e le montagne alawite a ovest e puntellata da
località alawite, sunnite, cristiane e ismailite, è la regione
dove finora si sono registrati i più sanguinosi massacri a
sfondo confessionale. A pochi chilometri da Homs si aprono
l'Akkar e la valle della Beqaa libanesi. Ed è in una di queste
due zone che il team di R&RS intende aprire il suo primo centro
per la riconciliazione. "Un luogo prima di tutto sicuro, un
rifugio per i giovani e le famiglie. Un posto dove ci saranno
non solo medici ma anche psicologi, avvocati e artisti per
sostenere a più livelli le vittime delle violenze".
"Il nostro - afferma Bokern - è un progetto a lunga durata.
Appena le condizioni ce lo permetteranno, andremo a operare sul
territorio siriano. Nell'attesa, partiamo dal Libano". Dove la
presenza dei profughi siriani è sempre più massiccia, con circa
220mila persone in un Paese la cui popolazione sfiora i quattro
milioni di abitanti.
Il progetto di R&RS, il cui costo previsto si aggira attorno
ai 300mila euro per il 2013, non è al momento finanziato da
nessuna istituzione nazionale o internazionale e da mesi il
gruppo - di cui è vicepresidente l'italiano Giacomo Profili - ha
avviato una campagna di raccolta fondi internazionale
(www.reliefandreconciliation.org).
In concreto, il primo centro che R&RS aprirà a breve in
Libano al confine con la Siria ospiterà fino a 200 giovani,
rappresentanti di famiglie delle diverse comunità di profughi.
"Il nostro approccio - afferma Bokern - tiene conto prima di
tutto delle comunità locali e delle loro esigenze. Stando in
Libano, ad esempio, non possiamo escludere dal progetto famiglie
di libanesi che condividono lo spazio con i siriani".
"Una volta in Siria - prosegue il presidente di R&RS -
cercheremo di creare occasioni di confronto tra giovani, uomini
e donne, delle diverse realtà in conflitto. Sono loro il futuro
della Siria ed è su di loro che bisogna puntare".
Il tema della "neutralità" è delle questioni più dibattute
ogni qualvolta organizzazioni occidentali annunciano di voler
intervenire nella questione siriana e in altri teatri di
conflitti intestini: "E' un tema molto sensibile", ammette
Bokern. "Ma non lavorando esclusivamente nel settore umanitario,
consideriamo il conflitto stesso l'oggetto del nostro
intervento. Se si vuole davvero lavorare per la riconciliazione
bisogna guardare alle cause del conflitto e alle sue
conseguenze". (ANSAMed).