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Siria:non solo aiuti umanitari, al via piano riconciliazione

Ong europea, primo centro presto aperto nel nord del Libano

05 febbraio, 17:42

(di Lorenzo Trombetta) (ANSAMed) - BEIRUT, 5 FEB - Non solo aiuti umanitari ai siriani vittime da circa due anni di repressione e violenze. Ma anche sostegno alla riconciliazione tra le diverse comunità, sempre più dilaniate da un conflitto interno che in alcune regioni ha assunto tratti confessionali. Su questo doppio binario si fonda l'azione della neonata organizzazione europea Relief & Reconciliation for Syria (R&RS). Creata a Bruxelles e ora basata anche a Beirut, R&RS è animata da un variegato gruppo di esperti europei e arabi dei settori umanitari e interventi post-guerra, di avvocati, psicologi, accademici, diplomatici e intellettuali, tutti conoscitori del contesto sociale, politico e culturale della Siria. Alcuni di loro, come il presidente Friedrich Bokern, vantano inoltre un'esperienza diretta negli sforzi di riconciliazione nei Balcani della seconda metà degli anni '90. "Già allora ci rendemmo conto delle contraddizioni insite in intervenenti basati esclusivamente sull'approccio umanitario o solo su quello di peace building", afferma Bokern in una conversazione con ANSAMed. "In Siria bisogna intervenire adesso. E non solo portando aiuti per l'emergenza umanitaria, ma anche lavorando a sostegno della riconciliazione interna". La Siria centrale, con Hama e Homs capoluoghi, stretta tra il deserto a est e le montagne alawite a ovest e puntellata da località alawite, sunnite, cristiane e ismailite, è la regione dove finora si sono registrati i più sanguinosi massacri a sfondo confessionale. A pochi chilometri da Homs si aprono l'Akkar e la valle della Beqaa libanesi. Ed è in una di queste due zone che il team di R&RS intende aprire il suo primo centro per la riconciliazione. "Un luogo prima di tutto sicuro, un rifugio per i giovani e le famiglie. Un posto dove ci saranno non solo medici ma anche psicologi, avvocati e artisti per sostenere a più livelli le vittime delle violenze". "Il nostro - afferma Bokern - è un progetto a lunga durata.

Appena le condizioni ce lo permetteranno, andremo a operare sul territorio siriano. Nell'attesa, partiamo dal Libano". Dove la presenza dei profughi siriani è sempre più massiccia, con circa 220mila persone in un Paese la cui popolazione sfiora i quattro milioni di abitanti. Il progetto di R&RS, il cui costo previsto si aggira attorno ai 300mila euro per il 2013, non è al momento finanziato da nessuna istituzione nazionale o internazionale e da mesi il gruppo - di cui è vicepresidente l'italiano Giacomo Profili - ha avviato una campagna di raccolta fondi internazionale (www.reliefandreconciliation.org).

In concreto, il primo centro che R&RS aprirà a breve in Libano al confine con la Siria ospiterà fino a 200 giovani, rappresentanti di famiglie delle diverse comunità di profughi.

"Il nostro approccio - afferma Bokern - tiene conto prima di tutto delle comunità locali e delle loro esigenze. Stando in Libano, ad esempio, non possiamo escludere dal progetto famiglie di libanesi che condividono lo spazio con i siriani". "Una volta in Siria - prosegue il presidente di R&RS - cercheremo di creare occasioni di confronto tra giovani, uomini e donne, delle diverse realtà in conflitto. Sono loro il futuro della Siria ed è su di loro che bisogna puntare". Il tema della "neutralità" è delle questioni più dibattute ogni qualvolta organizzazioni occidentali annunciano di voler intervenire nella questione siriana e in altri teatri di conflitti intestini: "E' un tema molto sensibile", ammette Bokern. "Ma non lavorando esclusivamente nel settore umanitario, consideriamo il conflitto stesso l'oggetto del nostro intervento. Se si vuole davvero lavorare per la riconciliazione bisogna guardare alle cause del conflitto e alle sue conseguenze". (ANSAMed).

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