Un documento per proteggere Ischia
dalle calamità e dal dissesto idrogeologico causato dai
cambiamenti del clima, nei prossimi 50 anni, che non promettono
niente di buono: è il "Rapporto sull'analisi dei rischi e delle
vulnerabilità climatiche nell'Isola di Ischia", studio che la
Banca europea per gli investimenti (Bei) ha elaborato,
gratuitamente, e messo a disposizione della Struttura
commissariale e dell'intera comunità sulla base di un accordo
di collaborazione siglato il 21 aprile scorso.
Il rapporto, presentato oggi, è stato elaborato valutando i
principali rischi fisici derivanti dai pericoli climatici
sull'isola nel medio termine (fino al 2050), con particolare
attenzione alle variazioni delle precipitazioni e al rischio
associato ad inondazioni e frane, da cui Ischia è stata colpita
due volte negli ultimi anni, con un bilancio di 13 morti.
Il quadro tracciato dal rapporto su Ischia è compatibile con
gli scenari globali: l'aumento della temperatura potrà provocare
sia un incremento delle piogge "estreme" che dei giorni di
siccità, e potrà avere come effetto secondario l'incremento di
alluvioni e frane. E proprio le frane sono considerate la
maggior fonte di rischio per gli edifici isolani dalla Bei, che
individua poi una serie di criticità delle infrastrutture che
raccomanda di eliminare o ridurre drasticamente: dai rischi del
sistema di approvvigionamento idrico a quelli della rete
elettrica, alla mancanza di un piano di monitoraggio e
manutenzione continua della rete stradale. Nel suo rapporto la
Banca suggerisce di approfondire gli studi per valutazioni del
rischio più precise in tutti e sei i comuni dell'isola e
fornisce delle raccomandazioni di investimenti per gli
interventi in grado di mitigare i rischi naturali sia nelle
condizioni attuali che in quelle di cambiamento climatico, sia a
breve che a medio-lungo termine.
Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica
Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto alla presentazione del
rapporto in videoconferenza, ha detto che "il paese è fragile e
Ischia è un piccolo prototipo rilevante e fragile. I dati Ispra
sono a conoscenza di tutti: sul fronte delle frane c'è stato un
aumento notevolissimo rispetto ai dati del 2021, un fenomeno che
tocca almeno il 90% dei comuni italiani che sono soggetti al
rischio idrogeologico. Ora più che mai dobbiamo sforzarci di
investire in efficienza e nella capacità di rispondere subito,
di prevedere, anziché di intervenire a posteriori e solo a
riparare".
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