(di Angelo Cerulo)
"E' il teatro che ha creato
l'essere umano, non è il contrario. Noi siamo una delle tante
manifestazioni del teatro. I fiori fanno teatro, così come il
vento o il suono. Quando immagino Dio lo immagino come un
palcoscenico, è qualcosa che si deve esprimere continuamente".
Vincenzo Salemme ricorre a questa immagine per dire che il
teatro va al di là del singolo personaggio o della stagione
felice o brutta che sia. Parlando del suo prossimo spettacolo
nell'Auditorium del Centro di Produzione Rai di Napoli - la
rappresentazione del capolavoro eduardiano 'Natale in Casa
Cupiello' il 26 dicembre con diretta in prima serata su RaiUno,
preceduta il 21, 22 e 23 dalla messinscena nello stesso luogo
già sold out - l'attore risponde così all'ANSA sulla questione
dell'esistenza o meno di una 'scuola' napoletana di teatro e
della sua figura. Facendo emergere un tratto di umanità e
semplicità anche nell'inevitabile richiamo all''insegnamento' di
Eduardo De Filippo: "Il teatro è al di là di Salemme. Ed è un
recipiente talmente più grande che non morirà mai. Certo, può
avere un momento più grigio o più blu o rosso ma il teatro è una
delle manifestazioni di energia, è la voglia di stare al mondo".
Con Eduardo ha cominciato a quasi venti anni: "Eredità? Ma la
vita è fatta di tante sfumature. Come si fa a chiuderla in
blocchetti? Eduardo mi ha lasciato un miliardo di cose. Una su
tutte, l'amore assoluto per il teatro, me lo ha trasmesso e lo
conservo dentro al cuore".
E ora il 67enne attore originario di Bacoli ("un posto
magico"), alle porte di Napoli, si misura con un classico
eduardiano. Il paragone spaventa, condiziona? "Guardi, chi si
spaventa del paragone penso faccia un atto di presunzione
proprio perché si sta paragonando... Non ci penso per niente.
Siamo talmente distanti, era talmente grande Eduardo che fare
paragoni non ha senso. Aveva un carico di umanità che io non ho.
Posso fare bene l'attore ma Eduardo aveva addosso, ad esempio,
le guerre, la disperazione di un Paese. Parliamo di attori di
altra stazza. Sono talmente felice di fare Luca Cupiello,
personaggio forte e bello, che sono semplicemente onorato di
interpretarlo. Certo, ho un'emozione forte per la diretta tv che
ti coinvolge come un debutto a teatro. Ma intendo emozione, non
perché faccio 'Natale in Casa Cupiello' anche se il livello è
alto: sono opere del livello di Moliére o Shakespeare".
Ecco dunque come Vincenzo Salemme si è avvicinato ad un'opera
di Eduardo, ha guardato il testo, non ha pensato a come è stata
realizzata da Eduardo. "E' un testo talmente semplice da essere
di una profondità eterna destinato al pubblico di ogni età.
Parla al cuore delle persone perché ti dice che può esistere, da
un lato, il sogno di vedere il mondo come un presepe e,
dall'altro, la realtà. Cioè marito e moglie: Concetta è la
realtà dei fatti e Luca Cupiello è l'utopia, cioè mondo
femminile e maschile". In altre parole, "l'uomo tende
all'immaturità mentre la donna, grazie anche al fatto cha ha in
sé la possibilità di procreare, ha il senso della realtà, è più
simile a una quercia, noi a una bandiera".
E' su questa filosofia di avvicinamento all'opera che fra
pochi giorni cominceranno le prove all'Auditorium di
Fuorigrotta, un'operazione fortemente voluta dal direttore del
Centro di Produzione Rai di Napoli Antonio Parlati e che è
sempre una sfida per l'attore che si misura con la diretta e con
le esigenze e i codici dei linguaggi televisivi e teatrali. "E'
uno scambio. La televisione è un mezzo di comunicazione
fondamentale. Entrare in tv con una cosa così antica, nel senso
più bello della parola, come il teatro, è un'operazione sempre
rischiosa ma molto affascinante perché sono due linguaggi che si
devono sposare. Il teatro sollecita l'enfasi, la tv è più cruda.
E' un'operazione interessantissima e si può fare solo con la
diretta. Ci proviamo. Nelle precedenti edizioni con altre opere
ci siamo riusciti. Vedremo la sera del 26 dicembre".
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