MALTA - La Commissione europea si impegna con 560 milioni di euro per sostenere azioni a protezione degli oceani. Lo ha annunciato l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vice presidente della Commissione Ue Federica Mogherini aprendo la quarta edizione della conferenza internazionale "Our Ocean" a Malta. La Commissione, ha aggiunto, si impegna in 36 azioni per difendere i mari del mondo minacciati, fra l'altro, dai cambiamenti climatici, dall'inquinamento, in particolare della plastica, dalla pesca illegale. Mogherini ha rilevato che l'oceano appartiene a tutta l'umanità, ad ogni essere umano e quindi "ciascuno ha la responsabilità di proteggere questo bene comune, come un tesoro, evitando che si tramuti in minaccia. Quando gli oceani sono sani sono la più grande risorsa che abbiamo. Se gli oceani fossero un Paese avrebbero un posto nel G7 perchè hanno una fra le più grandi economie del mondo", visto che milioni di posti di lavoro dipendono dagli oceani e il 90% del commercio mondiale viaggia via mare. I mari, tuttavia, sono fortemente minacciati, ha aggiunto Mogherini ricordando che "entro il 2050 gli oceani rischiano di avere più plastica che pesci".
Vella, prima area marina protetta in Adriatico
All'apertura della conferenza anche un altro importante annuncio: l'Adriatico avrà la prima area marina protetta, sarà quella di Jabuka in Croazia. "Sono orgoglioso di annunciare - ha detto il commissario europeo per l'ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella - che la Commissione generale della pesca per il Mediterraneo ha deciso di adottare la proposta dell'Ue di riconoscere un'Area marina protetta, la prima di questo tipo, nel mare Adriatico".
Azione Greenpeace
L'apertura della conferenza è stata caratterizzata da un'azione di alcuni attivisti di Greenpeace che hanno esposto striscioni con la scritta "Our oceans: #breakfreefromplastic", cioè "i nostri oceani: liberiamoli dalla plastica" e da un drago 'sputava' rifiuti di plastica installato per denunciare il problema globale dell'inquinamento derivante dalla plastica. Il Movimento Break Free From Plastic (BFFP), di cui Greenpeace fa parte, chiede che "i principali responsabili di questo disastro, tra cui le aziende che producono beni di largo consumo come Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, Coca-Cola e PepsiCo, smettano di produrre plastica monouso e che i politici adottino misure legislative efficaci contro l'usa e getta". La Conferenza "Our Ocean 2017" riunisce rappresentanti dei governi, della società civile, del mondo scientifico, della finanza e dell'economia di tutto il mondo, per discutere della protezione degli oceani. Quest'anno, ricorda Greenpeace, il focus di discussione è incentrato sui rifiuti marini. "Ogni anno finiscono in mare dalla terraferma fino a 12 milioni di tonnellate di plastica, perlopiù oggetti usa e getta e imballaggi - ricorda l'ong -. E il problema non sembra diminuire: si prevede un aumento della produzione ma la gestione dei rifiuti e il riciclaggio non riescono a stare al passo con questo incremento, pertanto sono anche le aziende a dover farsi carico del problema". La conferenza "Our Ocean" è "dunque un'occasione per i Paesi e le aziende di tutto il mondo per iniziare a risolvere il problema alla fonte garantendo ad esempio la graduale eliminazione della plastica monouso piuttosto che concentrarsi solo sulle soluzioni di fine ciclo, come il riciclaggio o lo smaltimento dei rifiuti".