Circa la metà della popolazione maggiorenne italiana, il 47,3%, dichiara di bere sempre o quasi sempre l'acqua potabile del rubinetto, in casa e fuori casa. Nel periodo di pandemia, il 13,5% ha iniziato a bere più spesso l'acqua del rubinetto, e nel corso del 2020 sono aumentati in modo significativo (+6,5%) i consumatori occasionali di questa acqua, che oggi sono il 35,4%. Lo rivela una ricerca di Open Mind Research commissionata da Aqua Italia, l'associazione di categoria delle imprese del trattamento acque.
L'82,7% della popolazione italiana ha bevuto acqua del rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, con un tasso di crescita sul 2020 di oltre il 5%. Il 25,2% beve questa acqua raramente o mai. Si conferma la maggiore presenza di chi beve l'acqua del rubinetto sempre o quasi sempre tra i residenti nel Nord Ovest (49,4%) e Nord Est (57,1%). Si rileva una minore incidenza tra coloro che vivono nel Sud e Sicilia (40,9%): qui risulta più alta della media la percentuale di coloro che bevono acqua del rubinetto raramente o mai (29,5%).
I motivi principali per i quali gli intervistati hanno dichiarato di bere l'acqua del rubinetto (trattata o non trattata) riguardano principalmente l'"attenzione per l'ambiente" (27%), cioè evitare di trasportare e smaltire bottiglie di plastica, dato significativamente più rilevante rispetto agli anni precedenti (era il 12,3% nel 2018). Poi c'è la "comodità nel disporne" (25,1%), la consapevolezza che "l'acquedotto comunale fa maggiori controlli sull'acqua rispetto ai produttori dell'acqua in bottiglia" (23,4%), il "minor costo rispetto all'acqua in bottiglia" (21,3%) e infine "la bevo perché è buona" (20,2%).