Mentre in Lombardia si va verso lo stato di crisi idrica regionale, l'incubo del razionamento dell'acqua potabile torna ad aleggiare sul Lazio, dove la quasi assenza di precipitazioni sta diventando allarmante: calano i livelli dei fiumi Tevere e Liri, ma anche dei laghi di Bracciano e di Nemi. A segnalarlo è l'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Grave è anche la situazione dei fiumi toscani, dove l'ormai "torrente Arno" ha una portata pari al 27% della media e l'Ombrone è in grande sofferenza. Piove troppo poco anche in Abruzzo dove, nei mesi scorsi si sono toccati deficit superiori al 90%.
Nonostante le piogge, cadute però con intensità diversa da zona a zona, i fiumi delle Marche stanno tornando ai livelli del 2021 con improvvisa discesa anche dei volumi idrici trattenuti nei bacini.
In Campania, il fiume Garigliano rimane sui livelli più bassi in anni recenti, così come si segnalano in calo i volumi dei bacini del Cilento e del lago di Conza: il rischio siccità resta presente. Gli invasi di Basilicata e Puglia, complici le alte temperature, registrano una vistosa decrescita nei volumi trattenuti. Preoccupanti anche i dati praticamente dimezzati nell'invaso alla diga S. Anna di Isola Capo Rizzuto, in Calabria. In Sardegna, al Centro-Nord dell'Isola sta aggravandosi la scarsità di risorsa idrica.
In calo è il livello dei grandi bacini del Nord, con il lago Maggiore, che è prossimo a sfiorare nuovamente il minimo storico dal 1946. I fiumi piemontesi decrescono visibilmente; nelle dighe della Baraggia (Ravasanella, Ostola, Ingagna) mancano circa 4 milioni di metri cubi.
In Lombardia le riserve idriche restano largamente deficitarie.
Situazione analoga si registra in Emilia Romagna.In Veneto, infine, come tutti grandi fiumi del Nord continua a calare il livello dell'Adige, confermandosi ai minimi del recente decennio. In calo anche il Piave. (ANSA).