In Nord Italia, l'attesa di precipitazioni intense e regolari per riequilibrare il grave deficit idrico del 2022 continua a protrarsi, aumentando il rischio idrogeologico sui corsi d'acqua. Ma anche al Centro e al Sud fiumi e invasi restano sotto la media. Lo scrive in un comunicato l'Osservatorio sulle Risorse Idriche dell'Anbi, l'associazione italiana dei consorzi di bacino In Lombardia sono dimezzate le riserve idriche, e i bacini montani contengono solo il 30% dell'acqua, che normalmente hanno in questo periodo. Tutti i grandi laghi del Nord sono prossimi ai livelli minimi. In Veneto calano i livelli dei fiumi. Il fiume Po è quasi ovunque nuovamente sotto il minimo storico.
I fiumi appenninici dell'Emilia Romagna hanno portate ferme ai valori tipici dei periodi più siccitosi. Dopo gli exploit di fine settembre-inizio ottobre, le portate dei fiumi toscani registrano ora cali generalizzati.
Nelle Marche, i corsi d'acqua principali si mantengono ad un buon livello idrometrico. L'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche evidenzia un asse latitudinale, che va dall'alluvionata Senigallia alla livornese San Vincenzo, su cui in Settembre si sono rovesciate le maggiori precipitazioni. E' in calo il livello del lago Trasimeno. Nel Lazio calano i livelli del fiume Tevere, così come del Sacco e del lago di Nemi.
Buoni, seppur in calo, sono i flussi negli alvei dei fiumi campani. Le alte temperature proseguono la necessità di apporti irrigui per le campagne di Basilicata e Puglia, i cui bacini hanno visto calare i volumi trattenuti. In Calabria, analogia situazione si registra nel crotonese. In Sardegna gli invasi trattengono complessivamente una quantità d'acqua inferiore alla media del decennio.