Il ghiaccio artico cede sotto i colpi del surriscaldamento globale e così, in estate, l'orso bianco si trova costretto a passare sempre più tempo sulla terraferma. Un mese in più, per l'esattezza, secondo quanto afferma uno studio di Geological Survey, agenzia scientifica del governo Usa, che mette in guardia in merito alle conseguenze sull'alimentazione degli animali.
Gli esperti hanno monitorato, grazie ai radio-collari satellitari, gli spostamenti delle orse polari nel mare dei Ciukci, nell'Alaska nordoccidentale. Rispetto al periodo 1986-1995, tra il 2008 e il 2013 la percentuale di orsi che ha trascorso più di sette giorni sulla terraferma nei mesi caldi è salita dal 20 al 39%, e il tempo medio passato a terra è stato superiore di 30 giorni. Le implicazioni di questo fenomeno non sono chiare, poiché studi recenti non hanno osservato cambiamenti sostanziali nelle condizioni fisiche degli orsi. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, il fatto che in futuro il ghiaccio si ritirerà sempre di più costringendo gli orsi a terra per periodi maggiori, potrebbe far aumentare lo stress nutrizionale degli animali, oltre che le loro interazioni con l'uomo.
Stare a terra, infatti, porta l'orso bianco a cambiare dieta: dalle foche che caccia quando emergono nelle spaccature del ghiaccio per respirare, e che sono ricchissime di grassi, a bacche, uccelli e uova, molto proteici ma con pochi lipidi. Non in grado, quindi, di fornire quella riserva di calorie necessaria agli orsi per sopravvivere durante i rigidi inverni polari.