di Stefania Passarella
Fare da "mamma adottiva" a una nidiata di ibis eremita non è un lavoro per tutti: come quello di tutte le mamme è duro, ha ritmi scanditi da pesa e "poppata", ma anche da coccole per instaurare un rapporto di fiducia, non scontato, con l'uomo. Lo racconta all'ANSA Rachele Trevisi, 25 anni, ricercatrice mantovana, che è la prima italiana a entrare nella squadra di "genitori adottivi" che a fine agosto in deltaplano guiderà un nuovo gruppo di ibis dall'Austria in Toscana nell'ambito del progetto "LIFE+ Reason for Hope".
Un progetto che nasce nel 2014, cofinanziato dall'Ue e promosso dal Waldrappteam con il sostegno in Italia del Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona), che ha un obiettivo importante per la biodiversità: riportare nei cieli europei una specie, quella degli ibis eremita, che si è estinta nel Vecchio Continente da 4 secoli. È per questo che l'uomo deve insegnar loro la rotta di migrazione, guidandoli in volo in ultraleggero.
Anche se molto dura "sarà una bellissima avventura", spiega Rachele all'ANSA, rispondendo a telefono in uno dei pochi momenti di pausa dal suo nuovo lavoro di "mamma adottiva". La sua passione è grande e nasce dall'infanzia. "Avevo 6 anni ed ero in campeggio, trovai un uccellino caduto sotto un albero e decisi di prenderlo con me e di insegnargli a volare". Da quel momento, spiega, "ho pensato che questa fosse la mia strada". E il percorso professionale l'ha portata a Monaco di Baviera per specializzarsi in ornitologia al Max Planck Institutes. Rachele ha anche una passione per le moto e la velocità: l'esperienza in ultraleggero non la preoccupa affatto, anzi. "L'unica preoccupazione sarà per gli ibis, sperando che non si perdano".
Da questo weekend la ricercatrice è impegnata a tempo pieno con 14 piccoli di ibis allo zoo di Vienna insieme alla partner che le darà il cambio in volo, Milena Klumb, per il processo di "imprinting" dei pulcini. Una fase decisiva, sottolinea, durante la quale gli ibis devono "vedere solo noi e non devono vederci interagire con nessun altro al di fuori da questo nido". La giornata inizia alle 5 con la pesa di ogni piccolo alle 6: "I pulcini ora dormono e mangiano", dice, dalle 7 del mattino ogni ora e mezzo fino a sera. È in questo primo mese che si formerà quel legame di fiducia che sarà fondamentale per la successiva fase di addestramento al volo con l'ultraleggero, che partirà a metà maggio a Salisburgo, e poi per la migrazione vera e propria, alla volta dell'Oasi di Orbetello in Toscana, a metà agosto.
"Lì come 'mamme' avremo finito", spiega Rachele già a malincuore. La natura però a quel punto dovrà fare il suo corso: gli uccelli a marzo prossimo dovranno tornare da soli in Germania per nidificare.