I test sugli animali che vengono condotti per i vaccini contro il Covid-19 possono essere fuorvianti, e andrebbero sostituiti da metodi alternativi. lo afferma la Lav, la Lega Anti Vivisezione, che ha pubblicato un dossier sull'argomento. "Il problema scientifico degli esperimenti sugli animali è che, anziché aiutarci, possono essere fuorvianti e ritardare le scoperte di cui abbiamo bisogno subito - dichiara Michela Kuan, biologa e responsabile LAV Ricerca senza Animali, autrice del dossier pubblicato oggi dall'associazione - affidandoci a modelli animali, infatti, le molecole o i trattamenti efficaci potrebbero essere scartati perché fallimentari sugli animali e, allo stesso tempo, vaccini dannosi potrebbero essere sperimentati sull'uomo sulla base di risultati positivi ottenuti sulle 'cavie'. È uno dei paradossi della sperimentazione animale, tanto drammatico quanto intuitivo". La statistica, le analisi scientifiche e la storia ci mostrano che i test sugli animali non sono predittivi per gli esseri umani, afferma il dossier. "Siamo scioccati dalla quantità di test sugli animali nella ricerca contro SARS-COV-2, segnalati in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, alla Cina, Canada, Australia e in tutta Europa, che utilizzano primati, criceti, furetti, topi e gatti - continua Kuan - un numero elevatissimo di cui tuttavia non è possibile fornire cifre esatte, perché i numeri non sono pubblicati regolarmente e, certamente, non lo sono in specifica relazione al Covid-19". Nonostante queste evidenze, continua la Lav - gli animali continuano ad essere utilizzati in modo massiccio. I numeri legati alla vivisezione sono già altissimi, arrivando a oltre 192 milioni di animali all'anno: un dato in crescita, con ricercatori e Paesi in competizione tra loro per ottenere al più presto un vaccino. Una folle corsa che porterà a ripetere test su test, fino a quando il traguardo non sarà raggiunto, non certo "grazie" alla sperimentazione animale".