La Lega antivivisezione insieme alla Fur Free Alliance (network internazionale con oltre 50 ong nel mondo), "celebrano il marchio italiano del lusso Dolce&Gabbana per avere dismesso le produzioni in pelliccia già da quest'anno.
La nuova policy fur-free dell'azienda è conforme alle Linee guida della Fur Free Alliance: stop a pellicce ricavate da animali appositamente allevati o catturati in natura".
Lo rende noto l'associazione animalista in un comunicato riferendo che Fedele Usai, Group Communication&Marketing Officer di Dolce&Gabbana, afferma che il gruppo del lusso "sta lavorando per un futuro più sostenibile che non può contemplare l'uso della pelliccia animale. L'intero sistema moda ha un importante ruolo di responsabilità sociale che deve essere promosso e incoraggiato: integreremo materiali innovativi nelle nostre collezioni e svilupperemo processi produttivi rispettosi dell'ambiente, preservando al tempo stesso il lavoro e il know-how degli artigiani".
Joh Vinding, presidente della Fur Free Alliance, plaude all'azienda "per aver terminato ogni associazione con la crudeltà delle pellicce e per essere passata a materiali più innovativi. Il mondo sta cambiando e marchi come Dolce&Gabbana si stanno giustamente adattando a un consumatore in evoluzione, che vuole che le aziende prendano posizione contro la crudeltà verso gli animali e innovino per un futuro più sostenibile".
Simone Pavesi, responsabile Lav Area Moda Animal Free osserva che "il futuro della moda sostenibile, etica, che sia di lusso o meno, è senza materiali di origine animale. La pelliccia ormai appartiene al passato e agli anni più bui di una Industria, quella dell'abbigliamento, che non teneva conto del ruolo attivo di attori sociali delle aziende della moda".
Dolce&Gabbana si unisce a un elenco crescente di marchi che si sono impegnati a bandire le pellicce di animali dalle loro collezioni, ricorda la Lega antivivisezione rilevando che grazie a un proprio "emendamento alla legge di Bilancio 2022 e fatto proprio dal Governo nel maxi-emendamento presentato al Parlamento, l'Italia ha messo al bando gli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellicce".