Un impegno comune per "adottare misure urgenti a rallentare il ritmo del riscaldamento nell'Artico" che "sta interessando profondamente le comunità, sia nella regione artica sia oltre" è stato preso da ministri e altri rappresentanti degli Stati artici e di Germania, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Paesi Bassi, Polonia, Singapore, Spagna, Regno Unito e Unione europea presenti alla conferenza Glacier ad Anchorage, in Alaska". Così recita l'accordo sul cambiamento climatico e l'Artico in cui si afferma che viene considerato "seriamente" l'allarme degli scienziati secondo cui "le temperature nell'Artico stanno aumentando ad oltre il doppio del tasso globale medio" per cui occorre concentrarsi "su azioni che incidano sul clima globale, e sull'Artico stesso".
Nel riconoscere che la perdita di neve e ghiaccio sta accelerando il riscaldamento del Pianeta, che i ghiacciai si sono rapidamente ridotti negli ultimi cento anni e che ciò contribuisce all'innalzamento dei mari in tutto il mondo, con rischi per le comunità che abitano sulle coste per via dell'erosione delle costiera e di alluvioni, i Paesi che partecipano alla conferenza in Alaska sottolineano che "la scienza suggerisce che il rapido riscaldamento dell'Artico può influire sulle condizioni meteorologiche in tutto il mondo". Le prime conseguenze riguardano senza dubbio le comunità artiche che vedono crollare strade, ponti e altre infrastrutture e a causa dell'erosione delle coste stanno valutando di trasferirsi. Il riscaldamento, si legge nel comunicato congiunto, può anche ridurre fauna selvatica e pesci che danno sussistenza ma anche aumenta il rischio di incendi con diffusione di carbonio e il rilascio in atmosfera di gas serra che erano depositati nel permafrost. Quindi, l'impegno ad intraprendere azioni per mettere un freno al riscaldamento globale e ridurre i rischi e che la Conferenza mondiale sul clima Cop21 a Parigi in dicembre sia "un successo, con risultati ambiziosi".