Il fenomeno climatico periodico El Niño, che sta già avendo un impatto negativo sui Paesi della fascia tropicale e subtropicale dal Kenya all'Indonesia all'Amazzonia, si rafforzerà ulteriormente da qui alla fine dell'anno, insieme ai suoi effetti devastanti. A dirlo è un nuovo rapporto dell'organizzazione mondiale della meteorologia (Wmo) dell'Onu, secondo cui le nazioni a rischio sono più preparate rispetto agli anni passati, sebbene il cambiamento climatico porti incertezza sugli sviluppi possibili. El Niño è il risultato dell'interazione tra oceano e atmosfera nel Pacifico equatoriale centro-orientale. Per il Wmo le temperature trimestrali delle acque superficiali in quest'area saranno di oltre 2 gradi centigradi superiori alla media. Tale anomalia collocherà El Niño di quest'anno fra i tre più forti registrati dal 1950 a oggi. "Gravi siccità e inondazioni devastanti nelle aree tropicali e subtropicali saranno i tratti distintivi di questo El Niño, che è il più forte degli ultimi 15 anni", ha detto il segretario generale del Wmo, Michel Jarraud. "Siamo preparati meglio di quanto non lo siamo mai stati. Le nazioni più colpite stanno facendo piani per gli impatti su settori come l'agricoltura, la pesca, l'acqua e la salute, e stanno implementando campagne di gestione dei disastri per salvare vite e minimizzare i danni economici". Tuttavia, ha proseguito Jarraud, "questo evento si sta giocando in un territorio inesplorato: il nostro pianeta si è modificato notevolmente a causa del cambiamento climatico. Questo fenomeno naturale e il cambiamento del clima indotto dall'uomo possono interagire e modificarsi a vicenda in modi che non abbiamo mai sperimentato prima".