dell'inviata Giovanna Chirri
Nairobi - Un "accordo globale e trasformatore" sui tre obiettivi "interdipendenti" di "riduzione dell'impatto dei cambiamenti climatici, lotta contro la povertà e rispetto della dignità umana", deve essere il risultato della conferenza sul clima di Parigi. E sarebbe "catastrofico" se alla Cop21 prevalessero "gli interessi privati sul bene comune", fino alla "manipolazione delle informazioni per proteggere i propri progetti". Questo l'auspicio più forte espresso dal Papa al quartier generale dell'Onu a Nairobi, l'Unon, dove, in una ampio discorso durato 26 minuti e interrotto da numerosi applausi, ha anche rilanciato l'utopia di Paolo VI di un commercio internazionale attento alle esigenze dei poveri, facendo proprie le preoccupazioni di ong e religiosi sul peso di accordi commerciali sulla sanità e la cura; tema non casuale visto che fra pochi giorni a Nairobi si apre la 10 conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO).
Nell'Unon hanno sede i due programmi Onu per l'ambiente, (Unep) e per gli insediamenti umani (Un-Habitat), e questa circostanza ha dato il filo al discorso del Papa, che si colloca nella prospettiva da lui già delineata nel discorso ai movimenti popolari, lo scorso luglio in Bolivia, e in quello alla assemblea generale dell'Onu, in settembre a New York. Papa Francesco è stato accolto nel palazzo di Nairobi dal direttore generale dell'Unon, signora Sahle-Work Zewde e dai direttori esecutivi di Unep e Un-Habitat, Achim Steiner e Joan Clos. Dopo il loro saluto, nella sala delle conferenze che può ospitare circa tremila persone, ha preso la parola, parlando in spagnolo.
La Cop21 è alle porte, tanto che il segretario di Stato Pietro Parolin da Entebbe non accompagnerà il Papa in Centrafrica, per volare a Parigi con la delegazione della Santa Sede alla Conferenza. Sicché papa Francesco Papa ha puntato sugli obiettivi della Conferenza sul clima, dalla quale si aspetta coraggio e scelte. Un "cambiamento di rotta" sul clima, l'ambiente e il modello di sviluppo del mondo, ha detto "non è utopia", è possibile e la generazione degli inizi del XXI secolo potrebbe vincere questa scommessa, anziché essere ricordata, come quella post-industriale, solo per i propri disastri. Da Nairobi, - nella cui zona settentrionale sopravvive un'area di foresta originaria, la foresta di Karura - papa Francesco ha condannato la deforestazione, lo sfruttamento inconsulto delle risorse naturali, ha contrapposto la "bellezza dell'Africa", a quei fenomeni di "criminalità, corruzione, terrorismo" che distruggono l'ambiente umano, le risorse naturali, la fauna.
Anche in questa occasione papa Francesco ha parlato con la prospettiva di rendere i popoli, gli ultimi e gli sfruttati, protagonisti del proprio futuro e del proprio riscatto. Ha dato molto spazio al ruolo che può giocare l'Africa in questo cambio di rotta, dallo "scarto alla inclusione", dallo sperpero alla salvaguardia. Ha citato, oltre ai suoi discorsi ai movimenti popolari e alla assemblea generale dell'Onu, la propria enciclica "Laudato sii", che, - come si è sentito anche questa mattina negli interventi dei leader protestanti, islamici e delle religioni tradizionali per l'incontro interreligioso in nunziatura - è oggetto di attenzione e riflessione anche in Africa. Un richiamo altamente significativo è stato alla Populorum progressio di Paolo VI, per l'auspicio irrealizzato a un "sistema commerciale internazionale equo e completamente al servizio della lotta contro la povertà". Bergoglio lo ha citato, in rapporto alla prossima conferenza Wto di Nairobi, ponendo l'accento sul diritto alla salute dei poveri, all'accesso alle cure, e perché l'interdipendenza economica non porti alcun "danno ai sistemi sanitari e di protezione sociale esistenti". La "bellezza dell'Africa", evocata anche sul finire del discorso, è servita al Papa a rinnovare la condanna dei "traffici illeciti", "commercio illegale" di materie prime, lo "sterminio" di specie animali. E ha rinnovato l'auspicio che i "processi multilaterali" possano essere per un "futuro di speranza", "lo saranno - ripete come a settembre a New York - se i rappresentanti degli Stati sapranno mettere da parte interessi settoriali e ideologie e cercare sinceramente il servizio del bene comune".