La calotta antartica, se sottoposta a condizioni climatiche con livelli di CO2 atmosferica tra 600 e 750 parti parti per milione (ppm), che dovrebbero essere raggiunti entro fine secolo, può perdere la sua attuale stabilità e aumenta moltissimo il rischio di un suo scioglimento. Lo indica una ricerca, pubblicata sulla rivista Science, basata sull'analisi di carote sedimentarie recuperate nel Mare di Ross, sul margine del continente antartico durante il progetto internazionale di perforazione 'Cape Roberts Drilling Project'. Il team di ricercatori, guidato da Simone Galeotti dell'Università di Urbino, ha ricostruito la crescita della prima calotta alla scala continentale, avvenuta circa 34 milioni di anni fa. I risultati dell'analisi delle perforazioni dimostrano che inizialmente la calotta antartica ha avuto un comportamento molto dinamico con fasi di scioglimento e successiva espansione.
"Per la prima volta - spiega Galeotti - abbiamo documentato direttamente le fasi di espansione della calotta antartica che si completarono circa un milione di anni dopo quello che si credeva. Il risultato di maggiore rilievo, però, riguarda il comportamento molto dinamico della calotta se sottoposta a condizioni climatiche riconducibili a livelli di CO2 atmosferica compresi tra 600 e 750 ppm. Con questi valori la calotta perde la sua attuale stabilità e aumenta moltissimo il rischio di un suo scioglimento". Gli attuali livelli di CO2 si attestano a 400 ppm: "i livelli di CO2 oltre il quale la calotta diventa instabile, ovvero 600 ppm - aggiunge Galeotti - saranno raggiunti entro la fine del secolo se non saranno rispettati gli accordi sulla riduzione delle emissioni antropiche raggiunti durante la conferenza sul clima di Parigi nel dicembre 2015. Un completo scioglimento della calotta antartica - conclude - comporterebbe un aumento del livello del mare pari a circa 60 metri".