Per salvare dagli effetti dei cambiamenti climatici il grande lago salato di Urmia, in Iran al confine con la Turchia, serve un piano di azione più incisivo di quello attualmente previsto. L'appello arriva dai ricercatori dall'istituto austriaco IIASA e dall'ateneo olandese di Wageningen che hanno applicato al piano di conservazione proposto scenari futuri di mutamenti climatici.
Il Lago di Urmia è un lago salato endoreico, ovvero senza emissari, ed è riserva della biosfera dell'Unesco dal 1976. Il lago riveste un'importanza strategica non solo per l'ambiente ma anche per le attività agricole e di allevamento della regione.
Tuttavia a causa dell'elevato tasso di evaporazione delle sue acque è in continuo restringimento: negli ultimi due decenni, rilevano gli scienziati, la superficie si è ristretta dell'80% toccando un minimo storico. Di conseguenza è aumentata la salinità delle acque, con danni per l'ecosistema, l'agricoltura e le popolazioni locali oltre che per il settore del turismo. Le conseguenze socio-ambientali, dicono gli scienziati, sono paragonabili se non maggiori di quelle del disastro del Lago Aral.
"Migliaia di persone che vivevano intorno al bacino hanno abbandonato l'area. Si stima che sono a rischio anche coloro che vivono nel raggio di 500 chilometri quadrati dal lago, elemento che potrebbe amplificare le tensioni economiche, politiche ed etniche in una regione già instabile".
L'essiccazione del lago dipende da diversi fattori: negli ultimi decenni la superficie agricola è triplicata con un conseguente aumento di acqua per l'irrigazione ed estrazione di acque sotterranee. Nello stesso periodo si è verificato un forte calo delle precipitazioni e un aumento delle temperature medie.
Il nuovo piano di gestione idrica punta a una diminuzione rapida del 40% nel consumo di acqua per l'irrigazione. Tuttavia secondo gli scienziati non è abbastanza: il piano proposto, sottolineano, può aiutare a preservare il lago solo se i futuri cambiamenti climatici saranno molto limitati.