Lo smantellamento delle politiche ambientali di Obama da parte di Trump avrà un effetto limitato sugli Stati Uniti, perché lì le decisioni in materia sono prese dagli Stati, molti dei quali hanno politiche ambientali molto avanzate. Le decisioni di Trump sull'ambiente avranno un impatto maggiore sul piano internazionale, dove potrebbero rallentare l'applicazione dell'Accordo di Parigi sul clima e i negoziati in materie ambientali. E' questa l'opinione di Carlo Carraro, rettore dell'Università veneziana di Cà Foscari, docente di Economia Ambientale.
Carraro è un osservatore attento delle mosse di Trump su energia e gas serra, in quanto vicepresidente dell'IPCC, il Gruppo intergovernativo dell'Onu sul cambiamento climatico. E' il forum scientifico delle Nazioni Unite che studia il riscaldamento globale, vincitore del Premio Nobel per la pace nel 2007. In pratica, Carraro coordina le ricerche su quello che Trump ha definito "un inganno dei cinesi per danneggiare la competitività delle imprese americane".
"Sul piano interno, mi aspetto un impatto limitato dell'ordine esecutivo di Trump sull'ambiente - commenta il docente -. In questo settore le decisioni sono prese dagli Stati, molti dei quali hanno già piani ambientali autonomi e ambiziosi, penso alla California o agli stati della East Coast. Le conseguenze potrebbero essere più importanti a livello internazionale. Che senso avrebbe per molti paesi continuare gli sforzi per la riduzione delle emissioni, quando gli Stati Uniti si tirano indietro? Penso alla Cina, penso a un paese riluttante come l'India verso le politiche sul clima". Per Carraro "questo potrebbe rallentare il processo di applicazione dell'Accordo di Parigi. Nessuno vuole fare un passo in questo senso senza gli Stati Uniti, per paura di perdere competitività. In generale, la negoziazione internazionale in materia di ambiente dipende dalla posizione degli USA".