L'ordine esecutivo del presidente Donald Trump che toglie i limiti fissati da Barack Obama alle fonti fossili avrà scarso impatto sia sugli Stati Uniti che sul resto del mondo, perché oramai lo sviluppo economico e tecnologico va verso l'energia pulita. E' la previsione di Gianni Silvestrini, esperto di energie rinnovabili e direttore della ong Kyoto Club. "L'ordine di Trump - spiega Silvestrini -, secondo gli stessi attori del mondo del carbone, non può portare occupazione, perché la concorrenza del gas e delle rinnovabili e l'innovazione tecnologica riducono il personale. Proprio oggi è uscito un documento firmato da 600 dirigenti di aziende energetiche americani, che dicono che non cambieranno la loro strategia, diretta verso il gas e le fonti rinnovabili. Trump potrà dare un po' di respiro alle miniere di carbone, potrà allungare la vita di qualche centrale a carbone che altrimenti avrebbe chiuso, ma nulla di più". A livello internazionale "Cina e india chiudono le miniere di carbone e non costruiscono più centrali", prosegue Silvestrini. "Per ridurre i gas serra fanno di più di quello che si sono impegnati a fare con l'Accordo di Parigi. Questo perché hanno gravi problemi di inquinamento e sono forti nel settore delle rinnovabili. La Cina è leader in fotovoltaico, eolico, auto elettrica. L'Accordo sul clima aumenta gli spazi per la loro industria. L'Ue è blindata sull'Accordo di Parigi, e anche Africa e Sudamerica oramai hanno tecnologie estremamente convenienti sulle rinnovabili".