I prossimi 10 anni saranno decisivi per rispettare gli obiettivi internazionali sul cambiamento climatico. Il sistema energetico e l'uso del suolo, infatti, dovranno azzerare le emissioni nette causate dall'uomo ben prima del 2040 per consentire la raggiungibilità del target più ambizioso dell'accordo di Parigi, cioè contenere l'aumento della temperatura globale entro l'1,5% rispetto all'era preindustriale. E' quanto affermano i ricercatori dell'International Institute for Applied Systems Analysis (Iiasa) in uno studio è pubblicato su Nature Communications.
Gli esperti hanno usato un modello globale del sistema del carbonio che prende in esame il rilascio di CO2 e la sua rimozione derivanti sia da attività naturali, sia antropiche.
Oltre alle fonti fossili, sono stati analizzati l'uso del suolo, l'agricoltura, la produzione del cibo, la bioenergia e l'assorbimento del carbonio da parte degli ecosistemi naturali.
Stando allo studio, il consumo di combustibili fossili dovrebbe essere ridotto a meno del 25% del mix energetico mondiale entro il 2100. Allo stesso tempo il consumo del suolo, ad esempio la deforestazione, deve diminuire. Ciò, calcolano gli studiosi, porterebbe a una riduzione del 42% delle emissioni cumulative rispetto a uno scenario in cui non si mettono in campo nuove misure contro il cambiamento climatico.
Sempre per gli esperti, uno scenario in cui le rinnovabili crescessero del 5% all'anno porterebbe a raggiungere il picco delle emissioni nel 2022. Tuttavia, senza l'impiego di tecnologie per rimuovere la CO2 dall'atmosfera, entro fine secolo l'aumento della temperatura sarebbe di 2,5 gradi, sforando l'accordo di Parigi. Una crescita delle rinnovabili tra il 2 e il 3%, invece, farebbe salire il termometro di 3,5 gradi entro il 2100.