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Valentini, un fallimento se gli Usa lasciano l'accordo di Parigi

Direttore Cmcc, Trump ha responsabilità enorme verso il mondo

di Tommaso Tetro ROMA

Se gli Stati Uniti usciranno dall'accordo di Parigi sul clima "non si raggiungeranno" i target stabiliti sul taglio delle emissioni di CO2, con un "abbassamento ulteriore delle ambizioni" per salvare il Pianeta.

    Così il direttore strategico del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) Riccardo Valentini commenta il possibile abbandono da parte degli Usa di quanto stabilito nel vertice mondiale Onu sui cambiamenti climatici del 2015, la Cop21. Con la posizione assunta dal presidente Donald Trump, osserva Valentini, "gli Usa si prendono una responsabilità enorme nei confronti del mondo intero".

    "Con l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi - spiega Valentini che è anche membro dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), gli scienziati che studiano il clima su mandato dell'Onu - intanto si verrebbe a perdere una parte importante delle emissioni di gas serra perché, dopo la Cina, gli Usa sono il secondo Paese per il 'peso' delle emissioni.
    Questo comporterebbe un'ambizione ancora più bassa dell'accordo.

    Quanto alla parte giuridica, immagino l'accordo non dovrebbe crollare, non perde il suo valore e credo possa continuare a reggere".
    "Quello che però è più importante - osserva l'esperto - è che non si raggiungerà l'obiettivo dei due gradi di contenimento della temperatura; e questa è una responsabilità enorme che si prendono gli Stati Uniti nei confronti del mondo intero. Io spero che gli Usa non pensino davvero di lasciare l'accordo di Parigi ma guardino invece a una partecipazione condizionata con alcune richieste di flessibilità. Sono però pessimista anche guardando a quello che sta facendo sul carbone tenendo una posizione che ha molto di populismo, dal momento che il carbone non ha più senso e anche le multinazionali lo sanno".

    "In generale questo tipo di posizione è molto pericolosa - conclude Valentini - perché oggi la politica climatica interseca questioni di geopolitica, come per esempio le migrazioni dei popoli". 

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