Sul Ghiacciaio del Calderone in Abruzzo per la siccità è sparita del tutto la copertura di neve, ma sotto la ghiaia rimane uno strato di ghiaccio "fossile", depositato lì da decenni. Anche questo strato tuttavia negli ultimi vent'anni si è ridotto di un metro. A spiegarlo è Marco Scozzafava, presidente dell'associazione meteorologica "L'Aquila Caput Frigoris".
"A consumarsi è stato soltanto lo strato superficiale di neve, che di solito resiste per tutta l'estate - spiega Scozzafava -. Sotto il ghiaione rimane uno strato di ghiaccio vivo spesso in media 15 metri, fino a un massimo di 25 nell'inghiottitoio centrale".
Per il meteorologo, "il nevaio superficiale si consuma completamente d'estate in media una volta ogni cinque anni. Lo ha fatto nel 2001, nel 2007 e nel 2012". Dal 1992 al 2015 tuttavia, aggiunge Scozzafava, lo strato di ghiaccio sotto i detriti "si è ridotto di quasi 1 metro, da 26 a 25 metri".
Quest'anno sul Gran Sasso è nevicato relativamente poco, salvo l'evento eccezionale del 18 gennaio (quello che ha provocato la tragedia di Rigopiano). La primavera poi è stata secca, e l'estate particolarmente calda ha dato il colpo di grazia al Calderone.
"La sparizione del ghiacciaio ogni cinque anni non è un evento eccezionale - conclude Scozzafava -, ma la situazione va tenuta sotto controllo. Sarebbe allarmante se la cosa si ripetesse tutti gli anni".