A causa dei cambiamenti climatici si avranno nei prossimi anni milioni di migranti in più, persone costrette a muoversi per necessità. E' questo uno dei fenomeni più gravi sui quali si è concentrata l'attenzione dei rappresentanti dei vari Paesi al G7 Salute. In futuro, avverte il ministero della Salute italiano Beatrice Lorenzin, si potrebbero avere "dieci milioni di persone per volta in movimento per eventi climatici avversi o per gli effetti dei processi climatici a lungo termine". I migranti, "specie quelli per motivi climatici - ha affermato il ministro della salute Lorenzin nel discorso di apertura - sono vittime e non colpevoli, e questo dovrebbe essere sempre ricordato da noi e dal resto del mondo, nel fornire asilo e protezione come ha fatto l'Italia".
Le previsioni non lasciano ben sperare: Per la fine del ventunesimo secolo, il cambiamento della temperatura di superficie sarà probabilmente causa di un aumento di 1,5°C rispetto al 1850. E forti sono le ripercussioni sull'uomo: tra il 2000 e il 2016, il numero di persone vulnerabili esposte alle ondate di calore è già aumentato di circa 125 milioni. Il tema della salute dunque, ha avvertito Lorenzin, "è un tema globale e non locale, così come lo sono i virus". E proprio per questo, ha insistito il ministro, è "fondamentale, come ci dicono gli scienziati, prevedere delle vaccinazioni di massa contro le malattie di ritorno".
Sempre a causa dei fattori climatici e ambientali, ha rilevato, "si registra inoltre un aumento della diffusione degli insetti vettori e, di conseguenza, del rischio di trasmissione di malattie infettive una volta considerate esotiche e ora riemergenti come Chikungunya, febbri Westnile, Dengue, malaria e Zika". Per questo, la presidenza italiana, insieme agli altri Paesi G7, ha già individuato alcune azioni da mettere in campo, a partire dalle politiche di riduzione delle emissioni e dalla promozione della sorveglianza delle malattie infettive anche in collegamento ai fattori climatici e ambientali. Ed ancora: entro il 2050 si prevede una forte riduzione della disponibilità di cibo a livello globale, tanto che, ha avvertito il direttore generale Fao Jose Da Silva, "nel 2030 oltre 2 miliardi di persone soffriranno problemi di nutrizione".
Nella prima giornata del G7, tre richieste sono state inoltre avanzate dall'Oms, Organizzazione mondiale della Sanità, ai paesi partecipanti: "Triplicare gli investimenti annuali su ciò che nel cambiamento climatico ha impatto per la salute, entro il 2020; più fondi per prevenire i decessi peri-natali di mamme e bambini; investimenti in ricerca e sviluppo su nuovi antibiotici, per superare le resistenze ai farmaci". Quanto all'andamento dei lavori, "c'è al momento una grande armonia tra i paesi G7 e si va avanti in questa direzione", ha fatto sapere il presidente dell'Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi. Resta però 'l'incognita' degli Usa: "Hanno al momento una posizione interlocutoria, ma si tireranno le somme domani - ha concluso - con la dichiarazione di intenti finale".