Quattro italiani su 5 (80%) ritengono che le conseguenze del riscaldamento globale si stiano già facendo sentire, e per l'83% l'aumento delle temperature registrato nell'ultimo secolo dipende innanzitutto dalle attività umane. I dati emergono da un sondaggio commissionato a Ifop dal Wwf e condotto su più di 6mila persone in sei Paesi: Italia, Francia, Germania, Stati Uniti, Australia e Cina. Dal sondaggio, presentato in occasione della Cop23 che si apre oggi a Bonn sotto la presidenza delle isole Fiji, emerge che quelli legati al cambiamento climatico sono i rischi più sentiti dagli italiani, indicati dal 46% degli intervistati.
Seguono l'inquinamento dell'aria nelle città (36%) e i rischi alimentari (27%). Anche negli altri Paesi, Cina esclusa, il climate change si posiziona al primo posto.
Gli italiani sono i più preoccupati per l'intensificarsi degli eventi estremi (64%), seguiti da tedeschi (62%) e cinesi (59%). Molto sentito anche il problema di siccità e inondazioni, insieme a quello dell'innalzamento del livello del mare, mentre le migrazioni causate dal cambiamento climatico si piazzano all'ultimo posto. Rispetto al 2011, tuttavia, la preoccupazione per i migranti climatici ha registrato un aumento di 4 punti percentuali in Italia e di 7 punti in Germania.
A livello personale, il 96% degli italiani intervistati si dice pronto a combattere il cambiamento climatico migliorando la raccolta differenziata dei rifiuti, il 93% alimentandosi con energie rinnovabili e l'89% usando più spesso i mezzi pubblici.
Tre su quattro (75%) sono disposti a mangiare meno carne. La quasi totalità del campione (96%), infine, ritiene che i leader locali e aziendali debbano compiere passi proattivi sul mutamento del clima.