I leader di 18 nazioni del Pacifico, fra cui Australia e Nuova Zelanda, riuniti nel minuscolo stato-isola di Nauru per 49/mo Pacific Islands Forum, hanno firmato nella giornata conclusiva una dichiarazione che sottolinea come il cambiamento climatico sia "la singola più grave minaccia" al sostentamento, alla sicurezza e al benessere dei popoli del Pacifico". "I leader riaffermano l'importanza di un'azione immediata per combattere il cambiamento climatico e fanno appello a tutti i paesi, particolarmente ai grandi emettitori di gas serra perché mettano pienamente in atto gli obiettivi di mitigazione, anche attraverso lo sviluppo e il trasferimento di energie rinnovabili", in linea con gli impegni presi nell'accordo di Parigi sul Clima. In particolare esortano gli Stati Uniti a tornare all'accordo di Parigi e agli impegni presi sotto il presidente Barack Obama. L'apparente ambivalenza del governo australiano verso una politica di basse emissioni preoccupa tuttavia i suoi vicini del Pacifico. L'Australia si è impegnata a Parigi a una riduzione delle emissioni del 26% rispetto ai livelli del 2005, ma il governo conservatore non ha ancora messo in atto politiche di riduzione delle emissioni per raggiungere il relativamente modesto obiettivo. Come regione, il Pacifico ha prodotto meno gas serra di qualsiasi altra area del mondo, ma i suoi abitanti hanno subito per primi e più acutamente gli impatti del cambiamento climatico, attraverso il sollevamento dei mari, la salinità accresciuta e disastri naturali più frequenti e più severi.
La Nauru Declaration sostiene inoltre che le sfide in materia di sicurezza che le nazioni del Pacifico devono affrontare, sono più vaste e più complesse che nelle passate generazioni. Il Forum impegna i paesi membri ad affrontare le esigenze di assistenza umanitaria, di sicurezza ambientale e delle risorse, di lotta al crimine transnazionale e di cybersicurezza.
L'Australia, rappresentata dalla ministra degli Esteri Marise Payne, si attiverà insieme con le agenzie regionali di sicurezza per costituire un Pacific Fusion Centre, con il compito di "rafforzare l'abilità dei governi del Pacifico nel far applicare lo proprie leggi e proteggere la propria sovranità. Il centro, ha detto Payne, entrerà in funzione a metà del 2019 e fornirà ai responsabili politici della regione informazioni necessarie per meglio identificare e contrastare minacce alla sicurezza, come la pesca illegale, il contrabbando di di esseri umani e il traffico di narcotici. E' stato inoltre stabilito un fondo comune di 1,5 miliardi di dollari Usa per aiutare la regione a rispondere al cambiamento climatico e a disastri come tempeste e terremoti.