Il 2018 si avvia ad essere il quarto anno più caldo dalla seconda metà dell'Ottocento, quando sono cominciate le rilevazioni scientifiche delle temperature. I venti anni più caldi in questi ultimi 150 anni sono stati negli ultimi 22 anni. A lanciare l'allarme, alla vigilia dell'annuale Conferenza Onu sul clima Cop24 - che quest'anno si tiene a Katowice in Polonia dal 3 al 14 dicembre - è l'agenzia meteo dell'Onu, la World Meteorological Organization (WMO), nella sua annuale Dichiarazione sullo Stato del Clima 2018.
Il rapporto mostra che le temperature medie nei primi 10 mesi del 2018 sono state di quasi 1 grado sopra i livelli pre-industriali (1850-1900). Avanzano gli indicatori del riscaldamento globale, come aumento del livello dei mari, riscaldamento e acidificazione degli oceani, scioglimento dei ghiacci sul mare e sulla terra, oltre a devastazioni per eventi meteorologici estremi.
"Non siamo sulla strada per raggiungere gli obiettivi sul cambiamento climatico e fermare l'aumento delle temperature - ha dichiarato il segretario generale della WMO, Petteri Taalas -.
Le concentrazioni di gas serra sono un'altra volta a livelli record, e se l'attuale trend prosegue, potremo vedere aumenti di temperature di 3-5 gradi alla fine del secolo. Se noi sfrutteremo tutte le risorse conosciute di combustibili fossili, l'aumento delle temperature sarà considerevolmente più alto".
Per la vicesegretaria della WMO, Elena Manaenkova, "ogni frazione di grado di riscaldamento fa la differenza in termini di salute umana e di accesso al cibo e all'acqua, estinzione di animali e piante, sopravvivenza di barriere coralline e flora e fauna marine. Fa la differenza in termini di produttività economica, sicurezza alimentare e resilienza delle nostre infrastrutture e città. Fa la differenza in termini di velocità dello scioglimento dei ghiacciai, di forniture d'acqua e di futuro delle isole e delle comunità costiere. Ogni frazione di grado in più conta".