Le catastrofi naturali alimentate dall'impatto del cambiamento climatico sono la prima causa al mondo di migrazioni forzate all'interno di paesi spesso già poverissimi o dilaniati da conflitti. Negli ultimi 10 anni sono aumentate di 5 volte e hanno costretto oltre 20 milioni di persone ogni anno, 1 persona ogni 2 secondi, a lasciare le proprie case per trovare salvezza altrove. E' l'allarme lanciato da Oxfam, attraverso un nuovo rapporto, diffuso in occasione dell'apertura del vertice Onu sul clima, Cop25, in programma fino al 13 dicembre a Madrid.
Un dossier che rivela come cicloni, inondazioni e incendi hanno 7 volte più probabilità di causare migrazioni forzate rispetto a terremoti o eruzioni vulcaniche e 3 volte di più rispetto a guerre e conflitti. Un trend che non risparmia nessun Paese - come dimostrano i recenti incendi in Australia o le inondazioni che nelle ultime settimane si sono riversate sull'Italia e su diversi stati europei - e colpisce soprattutto i Paesi più poveri, che non hanno responsabilità sul livello di emissioni globali di CO2 in atmosfera.
Ue e Stati Uniti, dice Oxfam sulla base di uno studio promosso da oltre cento organizzazioni, "da soli sono responsabili di oltre la metà (54%) del costo dei danni causati dalla crisi climatica nel Sud del mondo". Per invertire questa tendenza, osserva Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia "è essenziale che in occasione del summit di Madrid, i Governi si impegnino in supporto dei paesi poveri, con l'istituzione di un nuovo fondo per l'adattamento al cambiamento climatico". Infine, "è essenziale che l'Italia e altri Paesi si impegnino in una drastica riduzione della CO2 per giungere all'azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2030". Per questo, Oxfam chiede "al Governo italiano di avere un maggior profilo anche in ambito internazionale".