"Meglio senza un accordo piuttosto che un accordo al ribasso ma che poi è vincolante e compromette tutto il resto". E' il parere del ministro dell'Ambiente Sergio Costa sul mancato accordo alla Cop25 di Madrid.
L'Italia "con l'educazione ambientale, il dl clima e il Green deal, provvedimenti fatti in tempi non sospetti, si è presentata alla Cop25 già forte e non si è tirata indietro sulla richiesta di un'ambizione significativa - spiega il ministro in un'intervista all'ANSA - e spingerà verso l'ambizione anche nel 2020 per costruire un percorso che arrivi ad un accordo alla Cop26 di Glasgow". Reduce da Madrid, Costa guarda all'anno prossimo, quando l'Italia sarà partner della Gran Bretagna (che nel frattempo sarà uscita dall'Ue) nell'organizzare la pre-Cop a Milano in ottobre all'interno della quale ci sarà un evento dedicato ai giovani. "Abbiamo dato massimo ascolto ai Paesi vulnerabili - spiega Costa - con molti dei quali, dalle piccole isole ai Paesi africani, abbiamo degli accordi di programma, e abbiamo ragionato su quante risorse fossero necessarie per aiutarli. Con l'Unione europea abbiamo avuto un'unica voce, compatta, e si è proposta una commissione tecnica per trovare un percorso utile.
Abbiamo messo tutti gli argomenti sul tavolo ma qualche Paese ha detto di no". Il riferimento è ad esempio al "Brasile che ha posto la condizione dei crediti di carbonio" per cui chiede un doppio conteggio. Condizione respinta, che non ha consentito di raggiungere un compromesso e che ha portato allo scontro fra blocchi contrapposti. E quindi alla mancanza di accordo. Ma l'Italia e il ministro in particolare non era disposto ad un accordo al ribasso. L'Italia "si è spesa fino in fondo, ha avuto un ruolo gravitazionale in ambito europeo, di grande mediazione, riconosciuto anche da Cina ai Paesi arabi" ha spiegato il ministro che ha avuto una serie di incontri bilaterali e rivelando che sino all'alba, sino all'ultimo momento possibile si è cercato l'accordo. "Non si trattava solo di un aspetto amministrativo-politico ma di uno etico, morale - ha spiegato Costa - perchè la storia ci sta giudicando, certi territori corrono il rischio di non esserci più fra alcuni anni per l'egoismo nazionalista di altri". Allora, "questo nostro talento lo useremo sia nella riunione tecnica della Cop in giugno a Bonn, sia nella pre-Cop e sia nella Cop di novembre a Glasgow. Verificheremo i punti di caduta, il come superare eventuali pregiudiziali di alcuni Paesi che possono bloccare il percorso. L'ambizione è arrivare ad un accordo. E per questo chiederò al governo, al ministro degli Esteri e al presidente del Consiglio uno sforzo più rigoroso nelle negoziazioni. Abbiamo una grande responsabilità di fronte al mondo. Anche come Europa, visto che la Gran Bretagna sarà fuori nel novembre 2020".