(ANSA) - SYDNEY, 7 APR - Uno sbiancamento senza precedenti.
E' così che appare la Grande Barriera Corallina Australiana dopo le temperature dell'acqua record di febbraio. Secondo una ricognizione aerea di oltre 1000 barriere individuali, condotta dall'università James Cook di Townsville, il calore ha causato il terzo sbiancamento di massa in appena cinque anni colpendo un quarto della sua intera estensione di 2300 km. Il fenomeno avviene quando a causa delle elevate temperature i coralli sotto stress espellono minuscole alghe fotosintetiche, privandoli dei colori. Terry Hughes, direttore del Centro di eccellenza per gli studi delle barriere coralline dell'università stessa, ha condotto la ricognizione aerea nell'arco di nove giorni nella seconda metà di marzo e ha compilato mappe che mostrano alti livelli di sbiancamento nel 2020 in tutte e tre le sezioni della barriera: settentrionale, centrale e meridionale. E' la prima volta che ciò avviene da quando è stato osservato uno sbiancamento di massa nel 1998. La barriera ha subito gravi sbiancamenti altre quattro volte, negli anni 2002, 2016, 2017 e ora 2020, tutti causati dall'aumento delle temperature marine legato al riscaldamento globale.
I coralli possono riprendersi da uno sbiancamento lieve, ma gli scienziati avvertono che ora sono più suscettibili alla malattia. Misure per migliorare la loro resilienza includono miglioramento delle qualità delle acque, controllo delle stelle marine 'corona di spine', provviste di spine velenifere e responsabili di invasioni molto distruttive ai danni coralli, oltre a ricerca e sviluppo per rafforzare la tolleranza dei coralli al caldo. "Niente di questo può sostituire una azione forte sulle emissioni", avverte tuttavia Hughes. "Affrontare il problema del clima è il fondamento perché sia efficace ogni altra misura", aggiunge. La Grande Barriera Corallina si estende al largo della costa nordest dell'Australia ed è la più grande struttura vivente al mondo e patrimonio mondiale Unesco.
(ANSA).