Anche in Italia associazioni e cittadini fanno causa allo Stato per inadempienza contro la crisi climatica, come è già avvenuto in altri paesi del mondo.
L'iniziativa, presentata stamani a Roma in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente, è stata promossa dall'ong ambientalista A Sud. Oltre duecento fra associazioni e cittadini fanno causa allo Stato, chiedendo azioni concrete per contrastare la crisi del riscaldamento globale.
La causa è stata avviata di fronte al Tribunale Civile di Roma nei confronti dello Stato italiano, rappresentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dei 203 ricorrenti, 24 sono associazioni, 17 minori (rappresentati in giudizio dai genitori) e 162 adulti. I ricorrenti chiedono al Tribunale di dichiarare che lo Stato italiano è responsabile di inadempienza nel contrasto all'emergenza climatica e che l'impegno messo in campo è insufficiente a centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra fissati dall'Accordo di Parigi. Associazioni e privati chiedono anche di condannare lo Stato a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 92% entro il 2030 rispetto ai livello del 1990.
"Oggi scriviamo la pagina italiana della storia del movimento globale per la giustizia climatica - dichiara Marica Di Pierri di A Sud -. Dopo decenni di dichiarazioni pubbliche che non hanno dato seguito ad alcuna azione all'altezza delle sfide imposte dall'emergenza climatica, la via legale è uno strumento formidabile per fare pressione sullo Stato". La causa legale rientra in una campagna denominata Giudizio Universale.