Il 28% del territorio italiano è a rischio desertificazione: principalmente nelle regioni meridionali, ma anche in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Il dato è emerso oggi nel corso di un webinar dell'Ispra (l'istituto di ricerca del Ministero della Transizione ecologica) in vista della Giornata mondiale dell'Onu per la lotta a desertificazione e siccità, il 17 giugno.
Nelle aree a rischio in Italia, le condizioni meteoclimatiche contribuiscono fortemente all'aumento del degrado e quindi alla vulnerabilità alla desertificazione, a causa della perdita di qualità degli habitat, l'erosione del suolo, la frammentazione del territorio, la densità delle coperture artificiali.
Secondo le stime del Global Land Outlook, nel mondo il 70% delle aree libere da ghiacci è stato alterato dall'uomo, con conseguenze dirette e indirette su circa 3,2 miliardi di persone, e si prevede che entro il 2050 questa quota possa raggiungere il 90%. Attualmente circa 500 milioni di persone vivono in aree dove il degrado ha raggiunto il suo massimo livello, ovvero la perdita totale di produttività definita come desertificazione.
L'Africa, in particolare la zona che si trova a sud del Sahara, è la più colpita da questo fenomeno: il 73% delle terre aride coltivabili sono già degradate o già completamente desertificate. Anche Asia, Medio Oriente, Sudamerica presentano un alto rischio di degrado del suolo. Persino Paesi fortemente sviluppati, come gli Stati Uniti o l'Australia, presentano aree con alto rischio di desertificazione, come gli stati centrali e occidentali degli USA.
Nell'Unione Europa, i Paesi più coinvolti da desertificazione e siccità sono quelli del bacino Mediterraneo: oltre l'Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia, Cipro e Malta. Ma non sono immuni da analoghi fenomeni l'Ungheria, la Slovenia e la Romania.